Omaggio a Covili [Foto Gallery] con “Il grido delle Creature” ad Assisi

Omaggio a Covili con “Il grido delle Creature” ad Assisi

A San Damiano 11 opere per gli 800 anni del Cantico

Sabato 5 luglio ha aperto al pubblico la mostra “Gino Covili – Il grido delle Creature” presso il Santuario di San Damiano ad Assisi. L’esposizione, che resterà visitabile fino al 12 ottobre, celebra l’800° anniversario della composizione del Cantico delle Creature di San Francesco, proponendo una selezione di 11 opere dell’artista modenese, di cui 9 dedicate al Cantico, accompagnate da La predica agli uccelli e L’ultimo saluto.

Il luogo dell’esposizione, dove il Santo compose il celebre testo nel 1226, accoglie nuovamente le tele di Covili, già presentate nello stesso scenario nel 1994. La mostra, organizzata in sinergia tra la famiglia Covili e la fraternità dei frati minori del Santuario, si propone come un evento di rilevanza culturale e spirituale. Attraverso la forza espressiva delle opere, si delinea un messaggio che intreccia il linguaggio pittorico con quello francescano, in una sintesi che esplora il senso profondo dell’esistenza umana e della relazione con il creato.

Covili, noto per la sua adesione a un espressionismo potente e drammatico, traduce su tela la tensione interiore dell’uomo contemporaneo, il richiamo della natura e l’eco delle voci dimenticate. Le sue composizioni non illustrano semplicemente episodi della vita di San Francesco, ma si fanno testimoni visivi di una spiritualità concreta, radicata nel quotidiano, che parla di emarginazione, fraternità e giustizia.

L’inaugurazione, tenutasi il 5 luglio, è stata arricchita da un concerto dell’ensemble vocale Armoniosoincanto diretto da Franco Radicchia, con una selezione di laudi tratte dal Laudario di Cortona, datato XIII secolo. L’evento musicale ha avuto luogo nella piazzetta antistante il santuario, accompagnando l’apertura della mostra in un’atmosfera di raccoglimento e celebrazione.

Tra le personalità presenti, la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti ha sottolineato il valore attuale delle opere di Covili, esprimendo apprezzamento per il loro contenuto fortemente evocativo e per la capacità di intercettare le istanze ambientali e sociali contemporanee. La mostra, secondo quanto emerso durante i saluti inaugurali, si inserisce come parte centrale delle celebrazioni nazionali per l’ottavo centenario del Cantico, rappresentando un’occasione di dialogo tra l’arte e le urgenze del nostro tempo.

Il progetto espositivo trae origine dalla lunga connessione tra la famiglia Covili e la comunità del Santuario. Già nei primi anni ’90, Gino Covili aveva stabilito un rapporto profondo con il luogo, che lo ispirò a creare un ciclo di opere sulla figura di San Francesco. Quel ciclo, denominato Francesco, comprende 82 tele realizzate tra il 1992 e il 1994, periodo in cui l’artista affrontò un’esperienza personale molto dolorosa legata al grave incidente del figlio Vladimiro. In quel contesto, la pittura divenne per Covili un atto di preghiera, un ex voto laico nato da una promessa fatta nel momento più difficile.

Vladimiro Covili ha ricordato il significato di quel periodo, evidenziando come la creazione delle opere fosse stata vissuta dal padre come un itinerario spirituale e salvifico, segnato da un profondo legame con la figura del Santo di Assisi. Le opere selezionate per la mostra attuale, provenienti dalla Casa Museo Covili di Pavullo nel Frignano, documentano questa straordinaria esperienza umana e artistica.

L’ultimo saluto, una delle tele in esposizione, è parte della collezione permanente del Santuario di San Damiano, dove fu donata nel 1994 in occasione della precedente mostra dedicata a Covili. Accanto ad essa, La predica agli uccelli e i nove dipinti ispirati al Cantico restituiscono la forza poetica e visionaria dell’artista, in un percorso espositivo che invita alla riflessione e alla contemplazione.

Il ciclo del Cantico, con la sua simbologia profonda e il richiamo a un’armonia cosmica, trova nella poetica di Covili un interprete sensibile e coinvolto. L’artista modenese, rimasto legato alla sua terra d’origine per tutta la vita, ha saputo trasferire sulla tela l’essenza di un mondo contadino e operaio fatto di fatiche, legami autentici, tensioni sociali e spiritualità condivisa. In questo universo, la figura di Francesco diventa emblematica, non soltanto come riferimento religioso, ma come incarnazione di un’etica della cura, della solidarietà e del rispetto per ogni creatura.

Covili ha così lasciato un’eredità artistica che oltrepassa i confini stilistici, proponendosi come voce critica del Novecento e ponte tra tradizione e contemporaneità. Le sue opere, lontane da ogni retorica, comunicano una struggente pietà per la condizione umana, denunciando le ingiustizie e celebrando la resistenza silenziosa degli ultimi. Il suo stile, segnato da un vigoroso espressionismo materico e da colori intensi, ha saputo rendere visibile l’invisibile, trasformando la tela in un luogo di memoria, testimonianza e speranza.

La mostra, curata scientificamente con la collaborazione di fr. Saul Tambini, responsabile per i beni culturali della Provincia Serafica di San Francesco, e della storica dell’arte Donatella Vaccari, è patrocinata dal Santuario di San Damiano e dal Comitato Nazionale per le celebrazioni dell’ottavo centenario della morte di San Francesco. L’iniziativa rappresenta uno degli appuntamenti più significativi tra quelli previsti in occasione del Centenario, ponendosi come momento di sintesi tra spiritualità, arte e impegno civile.

L’accesso alla mostra è gratuito e consentito tutti i giorni dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 18. Durante i 100 giorni di apertura, l’esposizione sarà arricchita da attività collaterali e iniziative culturali volte a valorizzare il dialogo tra la dimensione artistica e quella religiosa. Previsti incontri, visite guidate, momenti musicali e proposte educative che accompagneranno i visitatori in un percorso di riscoperta dei valori francescani attraverso la pittura di Covili.

L’evento non si limita a celebrare il passato, ma rilancia la riflessione sull’attualità del messaggio francescano, specialmente in un’epoca segnata da crisi ecologiche, tensioni sociali e smarrimenti spirituali. Il “grido delle creature” evocato dal titolo non è solo un riferimento poetico, ma una denuncia e una richiesta di ascolto. È il grido della Terra, dei poveri, degli animali, dei dimenticati. Un grido che, nelle tele di Covili, si fa carne, volto, movimento.

In questo senso, la mostra si inserisce nel solco di una lunga tradizione francescana che pone al centro il valore della fraternità universale e del rispetto per il creato. Covili, pur non essendo un artista confessionale, ha saputo entrare in sintonia con questa visione, esprimendola attraverso un linguaggio pittorico personale, potente e coinvolgente. Le sue opere non illustrano un messaggio, ma lo incarnano, trasmettendo con forza le contraddizioni, le speranze e le paure di un’umanità alla ricerca di senso.

La presenza delle sue tele a San Damiano, a distanza di trent’anni dalla prima esposizione, acquista oggi un valore ancora più intenso. Non solo per la ricorrenza dell’ottavo centenario del Cantico, ma anche per il contesto globale in cui si inserisce: un tempo in cui la riflessione sull’ambiente, sulla pace, sull’uguaglianza e sulla dignità umana è diventata imprescindibile.

Il ritorno di Covili ad Assisi avviene dunque in un momento propizio, in cui il dialogo tra arte e spiritualità può offrire nuove chiavi di lettura per affrontare le sfide del presente. Le sue creature dipinte non sono soltanto immagini, ma presenze vive che interrogano lo spettatore, lo costringono a fermarsi e a domandarsi quale posto occupi nella rete della vita.

Nel Santuario di San Damiano, dove nacque il Cantico, l’arte di Covili si fa quindi nuovo strumento di contemplazione e azione, rinnovando quel “sì” alla vita che Francesco pronunciò otto secoli fa. Un “sì” che oggi trova eco nel linguaggio visivo di un maestro del Novecento capace di coniugare bellezza, denuncia e speranza in un’unica, intensa visione.

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