Donne in Politica, Bettella: “Sono la carta da giocare, la vera innovazione sostenibile”
da Elsa Bettella (Per Movimento per Mignani – Scelgo Assisi)
Si fa un gran parlare, oggi, di differenza di genere. Ma che cos’è veramente? Aldilà della differenza biologica tra maschio e femmina che cos’è che distingue il modo di fare maschile da quello femminile e qual è la valenza positiva dell’essere donna e fare famiglia, lavorare, fare impresa o politica?
La vera differenza è il senso del servizio verso il senso del potere. Che non è una differenza da poco. Per secoli siamo state abituate, noi donne, al servizio e cioè a tenere il piede in tre scarpe: la famiglia, il lavoro e le relazioni tra generazioni. Questo fatto per molto tempo ci è parso, e ci è stato fatto apparire, fonte di un limite invalicabile: o la famiglia o la carriera e scordarsi assolutamente la vita politica.
Mentre la caparbietà con la quale le donne hanno continuato a tenere il piede in tre scarpe ha dato il via a un modello tutto loro, è stata la genesi di nuove idee imprenditoriali e di nuovi modi di fare politica. Lo hanno capito gli elettori donne e gli elettori uomini che hanno votato grandemente per una svolta al femminile nelle recenti elezioni amministrative in Italia: una vera innovazione.
Essere donna e fare politica, oggi, è esattamente avere imparato da anni e anni come si fa a tenere insieme bisogni diversi, agire in maniera veloce e creativa e sapere sempre badare tanto al compito quanto alla relazione, senza perdere tempo a gestire la poltrona e a essere simpatiche, perché questo non è importante. Quello che interessa non è occupare la poltrona il più a lungo possibile quanto la possibilità di agire nella gestione del conflitto, nella lettura dei nuovi bisogni, nella comprensione di uno scenario mobile, paradossale; la naturalezza di stare contemporaneamente su più piani e di parlare a diversi livelli.
Ecco che quello che appariva un limite si è rivelata, oggi, una risorsa: siamo capaci perché siamo abituate da tanto tempo a fare tre cose insieme. Tradotto in politica? Sapere creare una politica nuova, attenta, veloce e pragmatica, attenta ai bisogni di uno scenario complesso, significa rinunciare alle promesse di felicità agli elettori, significa lavorare in trasparenza per costruire un modello di partecipazione che emancipi la collettività e la rende in grado di capire, criticare, accogliere in maniera assertiva e non passiva. Significa lavorare con il sorriso anche in momenti di emergenza.
Questo è quello che stanno facendo donne come la Merkel e la Clinton, che potranno anche non essere simpatiche, ma che sono grandi esempi. Le donne in questo secolo sono la carta da giocare, la vera innovazione sostenibile. Perché sono preparate da secoli al cambiamento e alla flessibilità, alla custodia e alla creatività. Guardiamo alle nuove generazioni, a donne come la Raggi, la Appendino e la nostra Proietti che hanno saputo tenere testa ai loro consumati concorrenti, che sono competenti e brave perché hanno studiato e lavorato tanto e bene e che sono oneste. Perché non guardarle con gratitudine e interesse?
Non faranno tutto da sole, al contrario, si sapranno circondare di persone competenti e leali e saranno grate per qualsiasi aiuto e sostegno arrivi dalla collettività ma sapranno sicuramente imprimere un indirizzo nuovo alla politica, perché sono donne e hanno un loro punto di vista.
Penso sinceramente che le donne oggi forniscano un prezioso contributo al rinnovamento della dialettica politica con la forza e il coraggio degli ideali ma anche la concretezza nell’affrontare i problemi in modo pragmatico, guardando lucidamente alla realtà. Penso alla loro capacità di mediazione e di confronto delle idee, alla pazienza, alla coerenza e alla volontà di resistere; non ultima penso alla maggiore serietà morale, anche grazie alla lunga assenza dalla politica. Insomma, le donne, sono la carta da giocare: la possibilità nuova, fresca, incontaminata del Paese per tentare di risolvere problemi epocali.
Tutti parliamo di innovazione sostenibile. Mai come oggi abbiamo bisogno di creatività e innovazione: per sfamare sette miliardi di umani, per consentire alle tecnologie di proseguire nella loro corso liberatrice, per accrescere la ricchezza e distribuirla equamente, per costruire un modello di vita capace di conferire senso, per depurare il sistema ecologico dall’inquinamento e quello sociale dalle tentazioni autodistruttive, per valorizzare il patrimonio culturale e assaporare la gioia della bellezza e della condivisione.
E in special modo qui, ad Assisi, nella terra di Francesco e Chiara, abbiamo bisogno che questo luogo – che tutto il mondo guarda – diventi un modello di eccellenza nella gestione della cosa pubblica. Grazie alla donna coraggiosa che se ne prende la responsabilità.
Perchè per metterci in evidenza noi donne dobbiamo sempre diventare competitors degli uomini e sminuire la loro figura??? perchè porci sempre su un piano più alto screditando e sfiduciando la figura maschile che comunque per secoli si è diviso con la donna il compito di gestire la vita quotidiana fuori e dentro casa?? Non sono una femminista e mai lo sarò, ritengo che nella vita non sia il sesso a fare la differenza ma quello che si ha dentro, quello in cui si crede e per cui si vuole lottare! Sicuramente la donna è antropologicamente più forte dell’uomo ma non per questo significa che gli uomini non siano all’altezza delle loro colleghe, che troppo spesso sembrano essere piu brave solo per il fatto che sono donne!!!! Giovanna Sensi
Ha, assolutamente, ragione.