Davide Piampiano ha implorato l’amico: “Non lasciarmi morire”
Fino all’ultimo istante Davide Piampiano si è aggrappato alla vita, e lo ha fatto implorando – con il fil di voce che certo gli era rimasto perché morente – di non lasciarlo morire e lo ha chiesto a P.F. L’uomo si trova ora in carcere, a Capanne, per non aver chiamato subito i soccorsi e aver cercato di depistare le indagini sulla morte del suo giovane amico. Cacciatore come lui che quel maledetto giorno avevano scelto per andare a cacciare sul monte Subasio. Davide, come spesso fanno gli appassionati di caccia, aveva con sé una Go Pro, si tratta di una action cam con la quale avrebbe registrato la sua ultima battuta e, purtroppo, anche i suoi ultimi istanti di vita. Era quasi un must per lui, ma lo è anche per tanti altri cacciatori, escono insieme e poi quello che fanno va a finire sui social, almeno coloro che sono un po’ più avvezzi alla tecnologia.
E nell’ultimo video tape, almeno così sostengono gli inquirenti, sarebbe registrato tutto quanto accaduto in quegli ultimi istanti, gli ultimi della giovane vita di Davide, ragazzo conosciutissimo e molto amato nella città di Assisi.
La località, oramai tristemente nota, è quella del Fosso delle Carceri e il giorno è l’11 di gennaio. Il micro e l’ottica avrebbero colto tutti i momenti salienti della tragedia. Quando, cioè, il colpo della carabina ha raggiunto il pezzo di Davide Piampiano e la sua richiesta di non lasciarlo morire. La richiesta di aiuto al cacciatore 57enne – per altro amico di famiglia – che da venerdì, i carabinieri di Assisi al seguito del capitano Jervolino, hanno portato in carcere a Capanne con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale (poi modificato in omicidio colposo).
Ma da P.F. non sarebbe arrivato l’aiuto ma – almeno stando a quanto accertato dagli investigatori dell’Arma – il 57avrebbe cercato di far sparire la sua arma, con la giaccia che indossava e avrebbe scaricato il fucile di Davide. Il tutto per creare una messa in scena per far credere ad un incidente di caccia.
E pare che i soccorsi siano stati chiamati dopo una ventina di minuti. L’esame autoptico però è stato chiaro, non c’era colpo sparato a brucia pelo e non poteva trattarsi dell’arma del giovane cacciatore, ma in realtà di uno sparato da distanza. Nella convinzione, come pare si senta dalle sue parole nel video, di aver sparato ad un cinghiale nascosto nella vegetazione.
Il presunto sparatore avrebbe, per altro, detto ai carabinieri di non essere uscito a caccia con i due amici, ma di essere stato richiamato – abita in zona – dallo sparo e di essersi recato lì richiamato dal colpo e per vedere se fosse stato abbattuto un cinghiale. Martedì o al più tardi mercoledì, P.F. sarà interrogato dal gip.
«Per Assisi è un altro giorno di lutto. Tristissimo – dice il sindaco Stefania Proietti –. Non solo perché questo ragazzo amatissimo non c’è più ma anche perché quanto successo si è rivelato non essere un incidente, come emerso dalle indagini: un dramma nel dramma, «perché – ha aggiunto – ci si interroga su tante questioni e questa famiglia vive un momento drammatico come d’altronde tutta la città che ha vissuto questo lutto».
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