
L’incontro rinnova l’impegno etico contro ogni arma atomica
In occasione dell’80° anniversario del bombardamento atomico su Hiroshima, l’Università LUMSA ha ospitato un incontro promosso da associazioni cattoliche per riaffermare l’urgenza del disarmo nucleare globale. L’iniziativa si è svolta nella sala Pia dell’ateneo romano, coincidente con la Festa della Trasfigurazione, e ha riunito rappresentanti del mondo accademico, religioso e associativo impegnati in una riflessione collettiva su pace, responsabilità storica e minacce atomiche contemporanee.
Il tema centrale è stato la necessità di una “conversione nucleare”, non solo tecnologica, ma anche spirituale e civile, che trasformi il potenziale distruttivo dell’energia atomica in strumento di bene per l’umanità. I relatori hanno invocato l’abolizione totale delle armi nucleari, evidenziando come la loro esistenza costituisca una minaccia costante alla sopravvivenza del pianeta.
Francesco Bonini, rettore dell’Università LUMSA, ha aperto i lavori sottolineando il significato profondo dell’anniversario di Hiroshima. L’ateneo cattolico, ha detto, è chiamato a promuovere riflessione critica e testimonianza di pace, attraverso l’educazione e l’elaborazione del pensiero. In linea con il recente appello di Papa Leone XIV, Bonini ha ribadito che “un mondo diverso è possibile”, senza dover ricorrere alla logica del conflitto armato.
L’incontro ha visto la partecipazione di diverse personalità impegnate nel campo della pace e della spiritualità. Tra queste, monsignor Gianni Fusco, assistente del movimento “Ditelo Sui Tetti”, ha posto l’accento sulla sofferenza persistente delle vittime di Hiroshima, definendole “cicatrici viventi” e “moniti umani” contro la barbarie nucleare. La commemorazione, ha ribadito, non deve limitarsi alla memoria, ma deve generare impegno concreto per un futuro che rifiuti la cultura della distruzione.
Fusco ha inoltre evidenziato come il nucleare per uso civile, pur essendo una risorsa tecnologica, debba essere attentamente valutato, distinguendo nettamente gli impieghi pacifici da quelli bellici. La creatività umana, ha affermato, non può degenerare in uno strumento di morte, ma deve essere indirizzata a garantire sicurezza, sviluppo e giustizia.
Giuseppe Rotunno, presidente del “Comitato per una Civiltà dell’Amore”, promotore dell’evento, ha denunciato il crescente pericolo di un collasso globale causato dall’utilizzo di forze militari distruttive in luogo del dialogo e della diplomazia internazionale. L’umanità, ha affermato, dispone già di strumenti per la risoluzione pacifica dei conflitti, ma continua a preferire la deterrenza e l’escalation militare.
Un contributo significativo è giunto anche da Antonino Giannone, presidente dell’associazione “Umanesimo ed Etica per la Società Digitale”. Giannone ha ricordato come la doppia tragedia di Hiroshima e Nagasaki rappresenti un punto di svolta per la coscienza umana: la memoria collettiva deve essere mantenuta viva, non per rievocare il passato, ma per orientare il presente verso scelte di responsabilità globale.
A concludere l’incontro è stato monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi e autore della prefazione del volume “L’Atomo Convertito”, pubblicato da Civiltà dell’Amore. Sorrentino ha ribadito con forza che l’arma nucleare è incompatibile con la fede cristiana, sottolineando l’assurdità che tale strumento di morte sia stato progettato e sviluppato in contesti culturali cristiani. “Beati i miti – ha ricordato – perché erediteranno la terra”, richiamando la necessità di una profonda conversione spirituale e valoriale.
Secondo il vescovo di Assisi, l’umanità ha vissuto uno squilibrio profondo: da una parte i vertiginosi progressi della tecnologia, dall’altra una decrescita dell’etica e della dignità umana. Per superare questa contraddizione, ha affermato, serve una riconciliazione che parta dalla coscienza, e che sia guidata anche dalla “Grazia di Dio” operante nelle azioni degli uomini.
La vera conversione, ha concluso Sorrentino, deve iniziare dalle armi, eliminandole completamente. Solo in questo modo la civiltà potrà definirsi autenticamente umana. In tale contesto, il nucleare civile può essere valutato come una fonte energetica da gestire con prudenza, ma non può essere accettata nessuna continuità con la cultura dell’armamento.
A margine dell’incontro, il vescovo ha annunciato un nuovo appuntamento previsto per il prossimo 15 settembre ad Assisi, presso la Sala della Spogliazione di Francesco, in collaborazione con Civiltà dell’Amore. Si tratta del Tavolo di Pace Nucleare Est/Ovest, tappa ideale di prosecuzione dell’impegno avviato alla LUMSA. L’evento si inserisce tra la canonizzazione di Carlo Acutis (7 settembre) e le celebrazioni per gli 800 anni del Cantico delle Creature, creando un ponte simbolico tra memoria, speranza e fede operosa.
L’intero incontro ha inteso lanciare un appello trasversale alle coscienze, alle istituzioni e al mondo cristiano, affinché il disarmo nucleare diventi priorità assoluta nel dibattito internazionale. La Trasfigurazione, celebrata nella stessa giornata, ha rappresentato una luce simbolica per rafforzare l’impegno evangelico alla costruzione della pace. L’obiettivo, come ribadito più volte, è la trasformazione delle testate nucleari in energia di pace, sul modello del programma “Megatons to Megawatts”, promosso da Stati Uniti e Russia.
In una fase storica segnata da nuovi conflitti, tensioni internazionali e pericolosi riarmi, il monito lanciato a Roma assume un valore universale: la pace non può attendere. L’esempio dei sopravvissuti di Hiroshima e Nagasaki, la dottrina sociale della Chiesa e l’insegnamento evangelico convergono nel delineare una strada chiara e non più rimandabile: l’abolizione definitiva delle armi nucleari.
Nel corso della giornata è emerso un concetto trasversale: la pace non si costruisce solo con le denunce, ma soprattutto con testimonianze concrete, formazione e azione comunitaria. L’Università, la Chiesa, le associazioni e i cittadini sono chiamati a fare rete, superando l’indifferenza e contribuendo alla nascita di una nuova cultura della pace.
Nel contesto odierno, segnato da rischi geopolitici crescenti, l’incontro alla LUMSA ha voluto riaffermare l’urgenza morale di disinnescare le minacce nucleari attraverso un’alleanza educativa e spirituale tra i popoli. Una risposta attiva al grido di Papa Leone XIV che, rivolgendosi ai giovani del Giubileo, ha proclamato: “Un mondo diverso è possibile”. La sfida è rendere concreta questa possibilità, costruendo giorno dopo giorno una civiltà della pace, del dialogo e della dignità umana.
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