Bruciare rifiuti non è la soluzione, lo dice La Sinistra per Assisi
In questi anni ad Assisi abbiamo sempre duramente contrastato le proposte dell’ex sindaco Claudio Ricci
Il governo Renzi ha recentemente deciso di costruire in tutta Italia nuovi inceneritori per chiudere il ciclo dei rifiuti. Anche l’Umbria è stata indicata come possibile localizzazione di un mega impianto di questo tipo. Non è ancora chiaro se in provincia di Perugia o in quella di Terni e in quale comune ma è del tutto ovvio che il dibattito sul dove è in fondo secondario rispetto alle vere questioni di merito.
Bruciare rifiuti
In questi anni ad Assisi abbiamo sempre duramente contrastato le proposte dell’ex sindaco Claudio Ricci, oggi consigliere regionale, che in varie occasioni, in perfetta sintonia con le scelte attuali del governo, chiedeva di bruciare rifiuti attraverso la realizzazione di termovalorizzatori. In alcuni casi con progetti anche bizzarri annunciati pubblicamente nei media: “microinceneritori di zona”, “piccole strutture in ogni comune” e via elencando. In Umbria tutta la gestione del ciclo dei rifiuti è già regolamentata da una legge che non prevede l’uso di inceneritori.
Tra l’altro nel recente incontro con il ministro dell’Ambiente Galletti anche l’assessore regionale Cecchini del Pd ha ribadito questa posizione ricordando che, con la raccolta differenziata che a fine 2015 si attesta intorno al 50%, vista la quantità residua di “materia prima” non sarebbero nemmeno economicamente giustificati gli ingenti investimenti necessari per la costruzione di un eventuale impianto.
Anche da Assisi è comunque necessario che riparta una forte mobilitazione popolare con due obiettivi di fondo: contrastare a livello locale le scelte del governo Renzi e incalzare la Regione su questi temi, anche modificando in positivo, l’attuale normativa (vedi l’ambigua questione del combustibile solido secondario), con una strategia rifiuti zero senza utilizzo di inceneritori e ampliamento delle discariche. Come Sinistra abbiamo sempre guardato in materia di rifiuti a quelle esperienze virtuose che in Italia e nel mondo si sono mosse in questa direzione ottenendo risultati concreti: riduzione, riciclo, riuso con creazione tra l’altro di nuova e qualificata occupazione e salvaguardia della salute, del benessere e del portafoglio dei cittadini.
Circa il 40% dei rifiuti solidi urbani non ha senso recuperarli come materia sia da un punto di vista ambientale che economico.Verificate negli impianti di recupero. L’unica cosa saggia è recuperarli come energia.
I paesi attenti all’ambiente (Svezia e Danimarca) fanno così.