Cavalcata di Satriano, la storia di Francesco ammalato e la riconciliazione con Assisi.
Di Marcello Migliosi e Morena Zingales – “Una storia di nobiltà di questa nostra città. La Cavalcata di Satriano si verifica proprio nel momento in cui Francesco sta male”. Lo ha detto il vescovo di Assisi-Nocera Umbra, Monsignor Domenico Sorrentino, a Rivotorto di Assisi, davanti l’imponete Santuario, durante la benedizione dei cavalieri e delle amazzoni e prima dell’inizio della cavalcata di Satriano. Il vescovo ha ricordato San Francesco, il figlio di Pietro di Bernardone, ha ricordato la sua scelta e la sua vita. Francesco – ha spiegato Sorrentino – vent’anni prima aveva cominciato a dare la sua vita a Gesù e ai poveri e questo aveva causato un po’ di trambusto, prima nella sua famiglia e poi anche nella città. Gli assisani con la cavalcata alla fine dimostrano di essersi in qualche modo riconciliati con il loro figlio, e con la scelta che aveva fatto. Con questa cavalcata – ha concluso il Sorrentino – avviene una riconciliazione e c’è una scelta che Assisi continua a fare ancora oggi, dicendo a Sé stessa e al Mondo di quanto Francesco ha fatto”.
Il Vescovo dopo la benedizione ai cavalieri ha passato la parola al sindaco di Assisi, Stefania Proietti. “Io credo che questa cavalcata sia un simbolo potente – ha detto il sindaco. La cavalcata è un momento in cui la natura viene visitata dall’uomo in groppa a un cavallo, quindi, c’è tutto, l’unione dell’uomo, degli animali al servizio della Custodia del Creato”.
La Storia della Cavalcata di Satriano: Nel 1226, sul finire dell’estate, san Francesco tornò gravemente malato ad Assisi dopo aver trascorso un periodo che lo vide sottoporsi ad estenuanti terapie per il male incessante che lo affliggeva agli occhi: da Rieti fu portato a Siena, poi al conventino delle Celle presso Cortona e infine a Bagnara, nelle vicinanze di Nocera Umbra. Secondo le Fonti Francescane, i cittadini di Assisi, messi al corrente della gravità del male, inviarono una solenne delegazione di cavalieri che riportò il santo in corteo fino alla sua città natale. Francesco e i cavalieri lungo il tragitto si fermarono presso Satriano, villaggio tra Assisi e Nocera Umbra. Affamati cercarono qualcosa da comperare ma tornarono a mani vuote, così Francesco disse loro: Se non avete trovato niente è perché avete più fiducia nelle vostre mosche che in Dio. Ma tornate indietro nelle case da cui siete passati e domandate umilmente l’elemosina offrendo come pagamento l’amor di Dio. E non crediate che questo sia un gesto vergognoso o umiliante. E’ un pensiero sbagliato, perché il Grande Elemosiniere, dopo il peccato, ha messo tutti i beni a disposizione ne dei degni e degli indegni, con generosissima bontà (Vita Secunda, Tommaso da Celano). Nell’anno 1923 Arnaldo Fortini reintrodusse l’avvenimento accaduto nel 1226.
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