“I Linguaggi della Vita” Serafico e Pro Loco insieme per la mostra di San Francesco

DA Serena Morosi – Assessore Servizi Sociali
SANTA MARIA DEGLI ANGELI . L’Istituto Serafico di Assisi, in collaborazione con la Pro Loco di Santa Maria degli Angeli, sabato 27 settembre ha presentato e inaugurato la Mostra “I Linguaggi della Vita”, in occasione delle festività di San Francesco ad un anno dalla storica visita di Papa Francesco. La mostra è stata allestita presso il Museo Fazzini – Palazzo del Capitano del Perdono – Piazza Garibaldi, Santa Maria degli Angeli. Alla presenza della Presidente dell’Istituto avv. Francesca Di Maolo, del Vicesindaco Antonio Lunghi, degli Assessori Moreno Fortini e Serena Morosi, del Consigliere Simone Pettirossi e del Presidente della Pro Loco Moreno Bastianini, è stato ricordato quanto, attraverso il lavoro attento dell’équipe medica e degli operatori che quotidianamente dedicano energie e tempo al mondo della diversità, l’Istituto Serafico sia attento ad offrire un’offerta educativa e riabilitativa sempre crescente.

Mi preme esprimere un personale plauso a tutti coloro che magari in silenzio e nell’ombra si rapportano con ragazze e ragazzi che vivono un percorso di vita “stra-ordinario”: non è semplice lavorare con la disabilità, sostenere vite in cui i risultati non sono mai immediati; contesti dunque in cui è effettivamente complesso creare i presupposti perché il capitale sociale che ogni “disabile” ha dentro se’ possa veramente esprimersi e essere fonte di gratificazione. Dietro questa piccola mostra c’è quindi il grande lavoro non solo dei ragazzi, ma anche di tutti coloro con cui questi artisti si confrontano, sia in famiglia che negli ambienti esterni, come appunto il contesto dell’Istituto Serafico. Queste opere, come del resto ogni opera, raccontano aspettative, sogni, sconfitte, luci ed ombre, e sublimano nell’arte sfere emotive particolari; sono certamente OPERE SPECIALI, perché PURE, fatte da ragazzi “speciali” che non hanno spazio per tenere in considerazione pregiudizi, che non si fanno condizionare da sovrastrutture con cui ciascuno di noi deve quotidianamente fare i conti… perché questi ragazzi crescono ma restano bambini e quindi sempre sinceri e spontanei, senza quelle visioni “strategiche” di cui noi definiti “normali” siamo spesso vittime!

Queste opere riescono a raccontare anche i chiaroscuri e le fragilità delle quotidiane esistenze di ciascuno di noi, e per questo fanno vibrare le corde profonde del nostro essere. I ragazzi dell’Istituto Serafico, con spontaneità e semplicità, hanno raccontato loro stessi in pannelli coloratissimi e sculture/manichini di forte impatto, che guidano lo spettatore fino a raggiungere la propria interiorità. Attraverso l’arte hanno parlato, comunicato, creato, lasciato il proprio segno: occorre dunque non solo VEDERE questa arte, ma soprattutto ASCOLTARE le voci che gridano dietro ogni pennellata. La mostra è dunque il racconto di un’umanità svincolata da quel consenso che troppe volte diventa il motore delle azioni delle persone “normali”… normale sarebbe invece tornare a vivere così, con la purezza che i nostri artisti rappresentano e vivono quotidianamente, senza preoccuparsi del RISULTATO, bensì tenendo ben presenti le INTENZIONI e soprattutto senza celare le proprie FRAGILITÀ e i propri LIMITI, ammettendo che hanno bisogno di AIUTO -come è stato sottolineato dalla Presidente avv. Francesca Di Maolo .

Il FILO NARRATIVO di questa esposizione è UNICO NEL SUO GENERE, perché si presta sempre a riletture differenti filtrate dalla sensibilità ed emotività dell’osservatore. Certo è che questa arte, coloratissima, trova tutti concordi nel dire che lascia ampio spazio alla fiducia, alla speranza e all’immaginazione: è un’ARTE ASSOLUTAMENTE POSITIVA, un mezzo d’espressione coinvolgente e uno straordinario insegnamento, in cui il nero è sempre affiancato da colori accesi, rossi, gialli.

Ringraziando di cuore gli Organizzatori, invito tutti a visitare la Mostra che resterà aperta fino al 5 Ottobre, una proposta di arricchimento per ciascuno di noi, non solo per apprezzare i lavori di questi ragazzi ma per avvicinarsi un po’ alle loro vite.

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