ASSISI – Da Madre Teresa a Patti Smith, da don Benzi a Enrico Berlinguer, da Roberto Benigni a Carlo Maria Martini, da Santana a Lula: mossi da tensione spirituale, dal desiderio di conoscere o dall’aspirazione di trovarsi a tu per tu con San Francesco, provenienti da universi e orizzonti diversi, i protagonisti di ‘Vado da Francesco’ sono arrivati ad Assisi da tutte le componenti della società, dal mondo della religione, della politica, della cultura, da quello ‘invisibile’.
Il direttore della Sala stampa del Sacro convento di Assisi, padre Enzo Fortunato, racconta nel libro ”Vado da Francesco” (Mondadori, da domani in libreria) i momenti passati nella quiete della basilica, davanti alla tomba del Santo, fra gli affreschi secolari della Basilica di san Francesco, da personaggi noti e da pellegrini senza volto, con il cuore che batte forte o con il cuore da rianimare – uomini e donne, disoccupati, carcerati, malati, inquieti – arrivati ad Assisi per placare la loro ansia e cercare risposte non effimere ai loro interrogativi sul vivere. In un arco di tempo che copre cinquantuno anni – dal viaggio ad Assisi di Papa Giovanni XXIII, il 4 ottobre 1962, a quello di Papa Francesco, il 4 ottobre 2013 – il libro fa entrare il lettore nel cuore del francescanesimo attraverso gli occhi e le parole di persone – credenti o non credenti, ricche o povere, giovani o anziane – che sono state sempre accolte dalla comunità dei frati con il motto di Francesco d’Assisi: ”Il Signore ti dia pace”.
”Sono andati ad Assisi – scrive il cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, nella prefazione – come visitatori, attratti forse dalla curiosità o da un interesse generico o dalla fama e bellezza del luogo. Alla fine, però, sono diventati anch’essi pellegrini. Il loro viaggio si é trasformato in una ricerca, l’ingresso nella Basilica é stato un varcare la soglia del mistero per penetrare in un orizzonte inatteso e inesplorato”. Centrale, nel volume – non poteva essere altrimenti – é Francesco d’Assisi, la sua straordinaria testimonianza umana e spirituale.
Ogni capitolo si apre con una citazione tratta dalle Fonti o dai primi storici del francescanesimo come a stabilire un ponte fra il passato e il presente, fra la memoria e la vita quotidiana di oggi. Ecco allora che don Oreste Benzi, invoca il Santo di Assisi come modello del suo essere prete di strada: ”Io con le prostitute come Francesco con i lebbrosi”. Il leader dei palestinesi, Yasser Arafat, porge un ramoscello di ulivo, colto sul monte della Passione, e Simon Peres si dice convinto che ”un giorno cammineremo mano nella mano”. Nel libro c’é lo stupore della rockstar Bruce Springsteen: ”Questa Basilica ha i colori della Resurrezione”, e la commozione di Lula davanti alla tomba del Santo nel ricordare i giorni trascorsi in un convento di San Paolo, accolto dai frati, per sfuggire alla caccia dei militari.
In ”Vado da Francesco” scorrono le testimonianze di Giorgio Napolitano, Lech Walesa, El Baradei, Mikail Gorbaciov, Giulio Andreotti, Enrico Berlinguer, e quelle di Roberto Benigni, Franco Zeffirelli, Dario Fo, Renato Zero, Andrea Bocelli, Nicola Legrottaglie. La nipote di nonno Mick Jagger rivela perché il suo nome é Assisi; Fernando Botero torna cinquant’anni dopo la sua prima visita ad Assisi per rivedere quegli affreschi che hanno ispirato la sua opera della ‘grassezza’, debitore di Giotto e dei fiorentini per aver introdotto ”il volume e lo spazio in una pittura che prima di loro era solo simbolo delle cose”. Nel libro è citato più volte padre Nicola Giandomenico, direttore della Sala Stampa della Basilica di San Francesco prima di padre Fortunato: “fratello bravo, mite e generoso, anima della ricostruzione post terremoto”. C’é il teologo francescano Padre Scognamiglio che spiega perché Francesco, in tempi di Crociate, andò ad incontrare l’islam,e c’é Padre Angelo, cappellano militare in Afghanistan, arrivato ad Assisi ”per ricaricare le pile”. I veri protagonisti di questo libro sono i tanti pellegrini senza volto che ogni giorno, a migliaia, vanno da Francesco. Quelli che non arrivano ad Assisi scrivono, telefonano alla rivista San Francesco – della quale padre Enzo Fortunato é direttore – vanno sul sito sanfrancesco.org per collegarsi con la tomba di San Francesco per lasciare un messaggio, una preghiera. Nel libro c’é un capitolo con le lettere provenienti dalle carceri italiane, dove si vive una situazione drammatica: ”Qui ci é rimasto Dio”. Un altro capitolo – ”Frati contro la crisi: economia sia solidale, politica sia sobria” – é dedicato alla crisi economica, con i racconti e le testimonianze giunte al Sacro Convento di operai disoccupati, imprenditori sull’orlo del fallimento, artigiani delusi e spinti a lasciare. Ci sono le sofferenze dell’anima e quelle del corpo, alle quali i frati rispondono con l’affetto, la preghiera, l’ amabilità francescana. Un capitolo del libro é dedicato a una donna perugina disabile, che non potendo muoversi né parlare comunica con il suo sguardo, ”infinitamente buono”, annota l’autore.
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