Oggi, più che mai, Francesco é vicino a questa umanità, é vicino a coloro perdono la dignità e il lavoro, é vicino a quelli che, con umiltà, sanno donare e perdonare. Ci piace citare il Francesco che benedice le città culla di umanità, il Francesco che va per primo in pellegrinaggio verso gli altri, il Francesco che si mette in cammino con il senso di una comunità che “non lascia indietro nessuno”.
Oggi quel Santo, se fosse qui, forse ci guiderebbe verso una “economia della fraternità” e verso una “nuova amicizia” fra l’ambiente e le persone.
Si erge da questi luoghi, faro antico della cultura, l’animo per nuova Europa che metta al centro i valori di ascolto, accoglienza e reciproca comprensione. Francesco e Chiara erano due giovani che guardarono oltre, oltre l’apparenza, oltre le barriere fisiche e scoprirono che solo nella minorità, e nella carità condivisa, che si fa esperienza, che si arriva alla verità e al senso della vita.
Ai giovani che portano il nome di Francesco e Chiara, e a quelli che sono in attesa di una parola di speranza, vi giunga da Assisi il saluto, con l’auspicio che Roma, tutti i Comuni con la Regione Lazio e l’Italia possano trovare le migliori energie per costruire nuove prospettive fra l’anima della tradizione e la giusta modernità.
Da qui, sul balcone della loggia, si vede la pianura assisana e umbra, da qui che scorgiamo, ritornare Francesco da Roma, con quella Regola francescana che seppe creare armonia fra intelligenza creativa e nuovo umanesimo. Quella regola cambiò la storia.
Quella regola é, ancora oggi, qui per ciascuno di noi.
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