Sinodo, solennità di San Rufino, il monito e l’appello del vescovo

ASSISI – “Una chiesa unita ma anche in uscita, come ha detto il Papa. Una maggiore convergenza di associazioni e movimenti. Un sussulto di profezia nelle persone di vita consacrata. Tutto questo è nel nostro sinodo per una Chiesa gioiosa e missionaria”. E’ questo l’appello lanciato dal vescovo della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino nella sua omelia durante la concelebrazione solenne di martedì mattina 12 agosto in occasione della solennità di San Rufino che ha aperto ufficialmente la fase celebrativa del sinodo diocesano. Un cammino che vuole cercare di prendere decisioni “puntuali, condivise ed efficaci” rispetto agli eventi e alle situazioni di questa epoca che toccano anche la Chiesa. Un monito da parte del vescovo anche alla politica spesso “confusa e inconcludente” rispetto alle problematiche della società.

La cerimonia, che ha visto la presenza di monsignor Marcello Bartolucci, segretario della Congregazione per le Cause dei santi e la partecipazione di tutti i sindaci dei comuni della diocesi e delle massime autorità civili e militari, è iniziata con la lettura da parte del cancelliere vescovile don Salvatore Rugolo del decreto di apertura del sinodo. Emozionante il messaggio e la benedizione del Pontefice che ha auspicato “per codesta chiesa particolare, rinnovata e gioiosa adesione a Cristo per un fecondo slancio missionario al servizio della nuova evangelizzazione, con un attenzione speciale alle periferie esistenziali”.

Partendo dalle letture il vescovo ha fatto un invito forte all’impegno e al coinvolgimento dell’intera comunità in questo cammino che durerà un anno. “Tutti siamo chiamati ad essere – ha continuato Sorrentino – gli uni per gli altri, riflesso della premura pastorale di Cristo. L’ultimo sinodo della chiesa di Assisi si celebrò nel 1938.

Dieci anni dopo quello di Nocera. Eventi non meno importanti stanno anche sul nostro sfondo”. Ricordando alcuni passaggi storici per la diocesi come la convergenza delle due storie, quella assisana e quella nocerina-gualdese e il Motu Proprio di Papa Benedetto XVI che ha integrato nella pastorale della chiesa diocesana, il servizio universale delle basiliche papali di San Francesco e Santa Maria degli Angeli, monsignor Sorrentino che tracciato il quadro degli aspetti positivi e delle questioni che toccano la Chiesa. “Le ricchezze spirituali e le potenzialità della nostra diocesi sono grandi. La fede di tanti pellegrini è ancora viva. Le nostre chiese sono abbastanza frequentate. Le tradizioni sono ancora onorate. I pellegrini che giungono ad Assisi vi trovano edificazione e ristoro spirituale. E tuttavia – ha sottolineato – registriamo i segni di un cambiamento globale che per tanti versi è inquietante.

C’è una prima sfida che viene dalla crisi di cultura e di valori. Finita l’era dei grandi sistemi ideologici, respiriamo un’atmosfera di relativismo culturale. Il dubbio è sempre in agguato e le convinzioni di fede vacillano.

Noi siamo qui oggi, eredi della fede testimoniata col sangue da San Rufino, a dire a Cristo: ‘tu sei la via, la verità, la vita’. Bisogna che questa professione di fede si consolidi nelle nostre coscienze e diventi credibile nel nostro annuncio. Un annuncio al quale papa Francesco chiede di dare il timbro della gioia. Di qui il titolo del nostro Sinodo: “per una Chiesa gioiosa e missionaria”.

Questa gioia non può risolversi in un sentimento intimistico e solitario: deve essere gioia di Chiesa, gioia di popolo, gioia di famiglia. Qui si apre un altro scenario di sfide epocali. Quello che per millenni ha costituito la forza della pastorale, e cioè la coesione della famiglia e della società, oggi è sempre più lontano.

Le relazioni si indeboliscono e si frammentano. Il nucleo stesso della società, la famiglia, è sempre più fragile. Dobbiamo puntare ad essere sempre più “chiesa-famiglia”, anche per dare una risposta al cedimento dell’istituto familiare. Infine, in questa nostra società siamo afflitti da una pesante crisi economica. Anche la nostra diocesi, già ferita dal terremoto, ne è stata investita in pieno. Antiche e nuove povertà ci assillano. La disoccupazione cresce. Aziende chiudono o sono in difficoltà. Sotto i nostri occhi – ha continuato Sorrentino – giovani senza futuro e magari tentati da paradisi futili e velenosi, immigrati in cerca di accoglienza. Il senso e la gioia della vita sono messi alla prova, e la vita umana non sempre è rispettata nemmeno nel grembo materno. Di fronte a queste enormi sfide, la politica appare, salvo eccezioni confusa e inconcludente.

E se poi guardiamo al paesaggio internazionale, lo vediamo segnato da ingiustizie e disuguaglianze clamorose, e, come non bastasse, punteggiato di conflitti sanguinosi. Non abbiamo ancora concluso la nostra preghiera per la pace in Terra Santa, che dall’Iraq ci arrivano le notizie raccapriccianti di migliaia di cristiani in fuga di fronte a una furia persecutoria che non conosce pietà. Per questo la sera del 15 agosto alle 21 abbiamo indetto una veglia di preghiera nella Basilica inferiore di San Francesco. C’è tanta sofferenza in giro. La Chiesa deve farsi “prossima”. Annunciare Cristo è anche impegno a toccare la sua “carne” nei poveri”.

Al termine della cerimonia c’è stata la consegna al vescovo dei verbali della consultazione di base effettuata in tutte le realtà diocesane dall’indizione del sinodo nel 2012 ad oggi e l’illustrazione, da parte del segretario padre Francesco De Lazzari, del logo che si caratterizza per la grande Croce di fondo, la bibbia aperta al centro, il riferimento grafico allo Spirito Santo e il Chiesa in cammino.

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