“L’auspicio è che Prevalgano le ragioni del dialogo sul frastuono delle armi. Si intensifica in queste ore la preghiera sulla tomba di san francesco affinchè la pace regni nel cuore dei popoli. San Francesco illumini i cuori di coloro che devono garantire la pace e la giustizia nel mondo” questa la nota dei frati di assisi. L’attacco a Damasco si avvicina. Dopo l’annuncio da parte del presidente degli Stati Uniti Barack Obama delle “prove” contro il regime di Bashar al Assad, gli Stati Uniti si preparano a un intervento militare mentre l’Onu cerca di dare una risposta definitiva sull’uso delle armi chimiche da parte del regime di Bashar al Assad. In mattinata gli ispettori delle Nazioni Unite, incaricati di indagare sull’uso di armi chimiche da parte del regime siriano hanno lasciato Damasco e sono arrivati in Libano.
E l’esito della loro ispezione nei territori siriani resta imprescindibile per l’Europa, e soprattutto per quei paesi finora contrari a un intervento militare, ma che a questo punto non sembra poter cambiare la posizione presa dagli Usa. Ieri Obama aveva detto di non aver preso “una decisione finale”, ma la posizione è diventata molto chiara dopo la pubblicazione di un documento-atto di accusa contro il regime di Bashar al Assad: “Il governo siriano ha ucciso almeno 1429 civili, tra cui 426 bambini, con armi chimiche”. Il segretario di Stato John Kerry, presentando il rapporto dell’intelligence che inchioda il governo siriano alle sue responsabilità, ha detto: Assad è “criminale” e “assassino. Questo è l’indiscriminato, inconcepibile orrore delle armi chimiche. E’ ciò che Assad ha fatto al suo stesso popolo”.
Un attacco può avvenire “in ogni momento” a partire da ora, hanno detto fonti della sicurezza siriane alla tv panaraba Al Arabiya, aggiungendo che le forze siriane sono “pronte a rispondere”. Intanto a Damasco testimoni riferiscono che la vita è tranquilla, con i negozi aperti, gente nelle strade e traffico normale. Stamattina gli ispettori delle Nazioni Unite sono arrivati all’aeroporto di Beirut dopo aver attraversato il confine tra i due paesi a bordo di un convoglio della Nazioni Unite. L’equipe, composta da tredici esperti e guidata dall’accademico svedese Ake Sellstrom, era in Siria da lunedì e la sua partenza era prevista appunto per oggi. Per avere però il risultato dei test sui campioni prelevati sul campo dagli ispettori potrebbero essere necessarie fino a due settimane, ha detto ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon.
Intanto il dispiegamento di navi militari militari americane non si arresta. Una sesta nave da guerra degli Stati Uniti è operativa da ieri sera nel Mediterraneo orientale, accanto ai cinque cacciatorpediniere armati con missili da crociera, hanno reso noto funzionari della Difesa americana. Le fonti spiegano che la Uss San Antonio, un’unità da trasporto anfibio con diverse centinaia di marines Usa a bordo, si trovava nella zona per una ragione diversa e non ci sono piani per dispiegare i marines sul terreno come parte di un’ipotetica azione militare contro la Siria. Uno dei funzionari ha detto che il passaggio della San Antonio nel Mediterraneo era pianificato da tempo ma che vista la situazione attuale è stato ritenuto prudente mantenere la nave nel Mediterraneo orientale. “Viene tenuta lì per precauzione”, ha spiegato. La San Antonio ha attraversato il canale di Suez giovedì provenendo dal Mar Rosso e ieri ha ricevuto il nuovo ordine di rimanere nel Mediterraneo, vicino ai cacciatorpediniere.(Repubblica)
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