(assisioggi.it) ASSISI – Il cuore missionario dell’Umbria attraverso le voci, le opere i volti di chi opera in terre lontane ma soprattutto di coloro che si dedicano nelle diocesi all’animazione missionaria, direttori degli Uffici missionari diocesani, collaboratori, animatori parrocchiali e gruppi missionari, è risaltato forte e vivo nel convegno missionario regionale “L’Umbria ha un cuore vivo e missionario” promosso dalla Commissione per l’Evangelizzazione e la cooperazione missionaria tra le Chiese della Conferenza Episcopale Umbra, che si è tenuto ad Santa Maria degli Angeli il 12 e 13 ottobre.
Proprio per testimoniare questa vivacità missionaria in tutto il mondo che conta centinaia di volontari religiosi e laici, e tracciarne la grande valenza evangelizzatrice e di comunione con le chiese dei cinque continenti, è stato realizzato un video documentario nel quale sono state raccolte le esperienze delle diocesi umbre, la cooperazione missionaria e l’opera dei diversi ordini religiosi, in particolare francescani, che da decenni hanno dato vita a delle missioni nel terzo mondo, evidenziandone l’opera e il sacrifico e la gioia del donare.
«E’ stato un bell’incontro di esperienze – commenta mons. Domenico Cancian, vescovo di Città di Castello delegato Ceu per l’Evangelizzazione e la cooperazione missionaria tra le Chiese – per cercare una sorta di ricognizione della dimensione missionaria dell’Umbria e di aiutarci a mettere a punto una ulteriore formazione spirituale. Un convegno per coloro che sono impegnati in questa dimensione che in fondo riguarda anche ogni cristiano.
Questa fede riscoperta e riapprofondita deve portare ad un’attività che sia coerente con la fede stessa. Immaginiamo di poter ripensare l’immediato futuro in termini più dinamici sia ad intra apprendendo la nostra fede e con la provocazione a vivere una fede più evangelica e vivace, sia a mettere in atto un’attività più incisiva a livello missionario, partendo dalle missioni più vicino a noi, dai nostri ambienti, dal nostro cuore, dalle relazioni con le persone con cui veniamo a contato ogni giorno e che non hanno presente il messaggio evangelico.
Una missione che parte da noi, da vicino, dal nostro vivere quotidiano e che si proietta nel mondo intero che oggi vive contraddizioni profonde e dove ci sono paesi e situazioni dove il Vangelo di Cristo non è arrivato. Un’evangelizzazione del nostro cuore e della nostra vita che arrivi al mondo intero, fino alle periferie del mondo che ci rimbalzano poi una fede più autentica rispetto al mondo occidentale che spesso tende ad addomesticare il Vangelo». Al microprogetto “Casa San Danielitos” in Perù seguito da operatori del gruppo Mato Grosso sono stati destinati i contributi raccolti nei giorni del convegno con la vendita di oggetti peruviani e libri missionari.
Il convegno è stato aperto dalla relazione di grande spiritualità del prof. Moscatelli teologo e biblista, responsabile del centro studi di Missio, che ha messo in evidenza il fondamento della fede e della missione che è la misericordia di Dio, riflettendo sul fatto che è reale la possibilità di scadere spesso nell’idolatria, testimoniando un’immagine di Dio che non è evangelica, proprio perché l’amore incondizionato di Dio la sua misericordia per essere accolti pienamente richiedono una conversione profonda. Aspetti più concreti della nuova organizzazione della pastorale missionaria e dei Centri missionari sono stati illustrati da don Alberto Brignoli dell’ufficio nazionale per la Cooperazione missionaria tra le Chiese.
Conversione pastorale e costituzione di modelli comuni per la cooperazione missionaria e animazione a livello regionale e diocesano, la formazione e la costituzione della nuova fondazione Missio sono stati i temi toccati da don Brignoli. L’aspetto della fede e della carità come due dimensioni che fanno parte del ” tesoro” del cristiano, perché sono dimensioni che interpellano il senso stesso dell’esistenza, che coinvolgono interiormente sono state illustrate da padre Luca Galimberti, rettore della Casa Generalizia del Pime.
«Affidarci a qualcuno ci permette di camminare nella vita senza paura; imparare ad amare ed essere amati ci permette di crescere in umanità e di andare oltre il nostro limite – ha detto padre Galimberti -. E’ necessario fermarsi e ricordare una storia e dei volti concreti di persone che hanno vissuto con fede, che hanno compiuto scelte, affrontato e promosso cambiamenti, corso dei rischi, subito l’isolamento, accettato incontri e nuove esperienze di legami nati proprio attraverso il loro partire, hanno dato la loro disponibilità ad iniziare, a lasciare il conosciuto per aprirsi al nuovo, al mistero di un’ intuizione, di una convinzione, di una parola udita come “eccedente” la loro vita.
E quindi la missione senza il dono della carità può nascondere tentazioni di potere, di dominio, di dipendenza, di distanza. Vivere la missione con il fuoco della carità significa, invece, abbattere ogni steccato tra le persone, riconoscere a tutti la stessa dignità e perciò lo stesso incondizionato rispetto, porsi a fianco di ogni uomo e donna ascoltandone le storie e insieme a loro cercare le vie per cancellare l’ingiustizia e la povertà che umilia.
Avere un cuore grande e generoso nel comprendere, nell’accogliere, nel perdonare. Cercare le condizioni per costruire relazioni paritarie, autentiche, libere, aperte al dialogo e alla cooperazione». L’invito finale è stato quello di impegnarsi nell’immediato futuro in occasione della celebrazione della Giornata Missionaria Mondiale del 20 ottobre prossimo perché sia per ogni parrocchia occasione d’incontro e conoscenza con le realtà più abbandonate del mondo alle quale saranno destinate le offerte raccolte nelle celebrazioni domenicali.
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