Assisi, Paolo Ansideri, Oicos, una tenda nel cortile
da Paolo Ansideri (Oicos Riflessioni)
Mentre osservo dalla finestra della redazione della rivista, sede operativa del Cortile, il montaggio della mostra Razza Umana in Piazza San Francesco, avverto un segnale che arriva da quei volti ancora inclinati a terra o definitivamente sistemati nella griglia di allestimento. Bisognerà che ce la diciamo tutta e sinceramente la nostra considerazione sul perché ancora organizziamo questi eventi, sul perché avverto da un lato la soddisfazione nell’organizzare una manifestazione che riceve l’encomio generale, e perché contemporaneamente percepisco una sorta di senso del limite, del possibile contributo che apportiamo ad una montante idea dell’evento come esaustiva interpretazione del termine cultura.
Bisognerà che noi organizzatori non ci dimentichiamo mai del perché abbiamo avvertito la necessità di intraprendere queste iniziative, dello stato di necessità e bisogno che anni fa ci ha obbligati a “fare qualcosa”.
Bisognerà che si cominci a ridare alla parola Cultura quel profondo e potente significato che le compete, liberandola dall’asservimento e dall’assimilazione al termine Turismo: bisognerà che da queste parti si levi la voce di qualcuno che dichiara apertamente l’autonomia di cultura da incoming e che se mai il turismo è effetto collaterale di cultura e paesaggio.
L’ambito pubblico dominato da dichiarazioni forzosamente direzionate e condizionate da impellenti necessità di natura economica, vedi terremoto, non si rende conto che nel momento stesso in cui offre al mercato il bene culturale, nel momento stesso in cui lo espone nella vetrina dei “prodotti”, è in quel preciso momento che lo contamina e che lo snatura, da Cosa a Oggetto.
Nel momento in cui la volontà di successo, di raggiungimento del massimo profitto in termini di audience, cinicamente prende il sopravvento su quei bisogni che ci hanno imposto il nostro impegno, trasformandoci in professionisti e competenti della creazione di eventi culturali, in quell’istante qualcosa è già smarrito, qualcosa ha virato la sua natura in altro. Quel qualcosa è il silente e intimo bisogno della conoscenza, la necessità che l’ambiente in cui quotidianamente dipaniamo le nostre esistenze, sia esso stesso foriero di occasioni e stimoli conoscitivi, di riflessioni appunto come è scritto nel nome dell’associazione che rappresento.
La salutare cognizione di questa ambiguità può portarci ad essere coscienti del limite di questi eventi, per iniziare a pensare il loro superamento nella direzione di un che di permanente e stabile che sancisca il radicarsi nel territorio, di questa volontà di costruzione di nuovi ambienti culturali. Questa ambiguità interpretativa, oggi nel Cortile, abbiamo voluto custodirla e manifestarla nella forma precaria di una tenda posta all’ingresso della piazza, accanto alle facce fotografate da Toscani.
Alla Tenda accadrà il contrario di quello che accade nella parte strutturata della manifestazione: non cercheremo nomi altisonanti, non saremo guidati dalla necessità dell’audience, ma lì accadranno casuali incontri, impreviste proposte, accanite discussioni, rilassanti stazionamenti, il piacere, se ci riusciremo, di vivere un ambiente abituale come ambiente di incontro e proficua stimolazione intellettuale, percependolo come luogo e non come location (altro non luogo direbbe il nostro ospite Augè). Anche Abramo e Ulisse, leitmotiv di tutta la manifestazione, si incontreranno alla Tenda..
Che cosa dopo il Cortile? Forse qualcosa si sta già muovendo.
Comunque il mio marketing mi impone: WWW.CORTILEDIFRANCESCO.IT
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