Il Museo della Memoria di Assisi continua il suo viaggio negli USA
Moltissime anche le visite negli spazi del Vescovado: quasi 3 mila studenti prenotati.
Marina Rosati: “Anche così si promuove la città e il suo straordinario spirito di accoglienza”
Il Museo della Memoria, Assisi 1943-1944 continua il suo viaggio negli Stati Uniti e nello specifico nelle scuole dello Stato di New York. Moltissimi gli studenti coinvolti grazie alla collaborazione con Pave The Way Foundation e DeSalesMedia, nata durante la missione negli Usa del 2022. Un viaggio che sta portando i suoi frutti perché l’esposizione in italiano e inglese, che racconta dei 300 ebrei salvati nella e dalla città serafica nel corso della Seconda guerra mondiale, continua a essere esposta nello stato di New York. Dopo aver toccato, il 5 e 6 febbraio, la Notre Dame Catholic School a New Hyde Park, dal 14 al 16 febbraio il Museo è stato esposto alla St. Agnes Cathedral School, di Rockville Centre, dal 16 al 20 febbraio alla Curè of Ars di Merrick e poi dal 4 all’8 marzo al Kellenberg Memorial HS di Uniondale dove era già stato nei mesi scorsi. Prima ancora l’esposizione aveva toccato anche la parrocchia di St. Rose of Lima (Massapequa), la Sant Anthony’s HS (Melville) e la St John the Baptist DHS (West Islip).
“Questo viaggio negli Usa – sottolinea Marina Rosati, ideatrice e curatrice del Museo – è motivo di grande soddisfazione, non solo perché dimostra quanto sia interessante questa vicenda storica, ma soprattutto perché così si promuove anche Assisi e il suo spirito di accoglienza. D’altro canto, è motivo di gioia aver raggiunto quasi 3mila studenti prenotati da ottobre e maggio, per visite guidate, progetti, laboratori sulla Shoah, sui Giusti, sulle discriminazioni e sul senso dell’accoglienza oggi, nella sede qui di Assisi, in piazza Vescovado. Con Francesca Cerri, che si occupa della didattica, stiamo riscontrando tanto
entusiasmo e tanta attenzione da parte dei giovani che, se portati a riflettere su alcune tematiche e situazioni, sono davvero interessati e propositivi. Per questo crediamo che l’attività con le scuole sia fondamentale, perché è solo partendo dalle nuove generazioni che si può pensare di diffondere una cultura del bene e della pace”.
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