
Assisi si prepara a celebrare la patrona con tre giorni di riflessione
Un’intensa meditazione spirituale ha segnato l’inizio, il 7 agosto, del triduo in onore di Santa Chiara d’Assisi, figura cardine della spiritualità francescana. Il convento di San Damiano ha accolto numerosi fedeli per la prima delle tre serate di preparazione alla solennità, guidate da frate Michele Pini, frate minore proveniente dalla comunità della Verna. La sua profonda riflessione ha invitato i partecipanti a entrare nel cuore della festa, seguendo le orme della santa e riscoprendo i fondamenti della fede.
Frate Michele ha scelto come punto di partenza proprio il luogo che ospitava la meditazione: San Damiano. Non solo un santuario intriso di storia, ma un vero e proprio “grembo vivo” di rivelazione e nuovi inizi. Fu qui, infatti, che il Crocifisso parlò a San Francesco, invitandolo a “riparare la sua casa”. Ed è sempre in questo luogo che il Poverello tornò, ormai cieco e debilitato, per comporre il Cantico delle Creature, testimonianza di una luce interiore che nemmeno la malattia più dura poté spegnere. La certezza che lo sosteneva era l’amore del Signore, un amore visibile anche nell’affetto e nella vicinanza silenziosa delle sorelle di Chiara. Nonostante la malattia rendesse impossibile la fraternità fisica, la comunione spirituale rimaneva viva e tangibile.
Il cuore pulsante della meditazione è stata una parola chiave: “Ascolta”. “Audite, poverelle”, diceva San Francesco alle sue sorelle, e il frate ha esteso questo invito a ciascuno di noi. L’ascolto, ha spiegato, non è un’azione passiva, ma la prima e più profonda forma di amore, la porta che apre la relazione con Dio. Come la Vergine Maria accolse il Verbo attraverso l’orecchio, anche noi siamo chiamati a creare uno spazio interiore per accogliere la Parola. Un ascolto che nasce dal silenzio, inteso non come assenza di rumore, ma come disponibilità interiore. In questa prospettiva, l’umiltà non è un annientamento di sé, ma uno sguardo lucido sulla propria realtà: “Non ho nulla, ma ho Te, Signore, e questo mi basta”. È in questa povertà scelta, amata e custodita, che si manifesta la grandezza del cuore credente. L’ascolto, così inteso, si trasforma in un terreno fertile, un grembo dove la Parola di Dio può incarnarsi nella nostra vita.
Nella parte conclusiva della riflessione, frate Michele ha posto l’accento sulla verità come via alla vita eterna. Vivere nella verità, ha precisato, non significa inseguire una perfezione formale, ma lasciarsi trasformare dalla presenza concreta di Cristo. Riprendendo le parole di Marta a Gesù – “Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto” – il frate ha sottolineato come la vita senza Dio sia già una vita morta. La presenza di Dio conferisce significato alla povertà, all’obbedienza e alla castità, vissute nella fraternità quotidiana.
Per questo, la festa di Santa Chiara non è solo una commemorazione liturgica, ma un invito a ritrovare il nucleo dell’esperienza cristiana: ascoltare, obbedire e amare nella verità. Questo è il percorso che, ha concluso il frate, ci permette di affrontare il passaggio da questa vita all’eternità con lo stesso spirito del Cantico delle Creature, con la speranza di “essere poveri, umili e ardenti di amore per vivere e morire in Lui”. La comunità si prepara ora al secondo giorno del triduo, in programma per l’8 agosto alle ore 19, sempre presso il santuario di San Damiano, per proseguire questo cammino di fede e devozione in onore della santa.
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