Un Eremita custode alla Abbazia di San Benedetto ad Assisi

Alberto Cisco, un ex architetto, diventa il custode dell’abbazia

Un Eremita custode alla Abbazia di San Benedetto ad Assisi

Un Eremita custode alla Abbazia di San Benedetto ad Assisi

Un Eremita custode – L’abbazia di San Benedetto al Subasio, situata a sei chilometri dal centro di Assisi e immersa nei boschi del monte, è pronta a riaprire le sue porte. Questo luogo di silenzio, dove San Francesco ricevette le chiavi della Porziuncola, è stato chiuso dal terremoto del 1997. Ora, però, si prepara a accogliere nuovamente i visitatori, offrendo visite guidate, rievocazioni e rappresentazioni che mettono in risalto la sua straordinaria peculiarità.

La riapertura è prevista dopo il 19 marzo. L’abbazia, di proprietà dei benedettini di San Pietro di Assisi ma gestita dalle monache del monastero benedettino Sant’Anna di Bastia Umbra, avrà un nuovo custode. Alberto Cisco, un ex architetto di 53 anni, ha deciso di lasciare la sua vita precedente per diventare custode dell’abbazia.

Cisco, originario di Vicenza ma bolognese di adozione, ha coltivato per anni l’idea di vivere in un eremo. Dopo aver lasciato il suo lavoro come dirigente pubblico, si è trasferito al monastero benedettino di Sant’Anna a Bastia a gennaio. Presto vivrà da solo nell’abbazia, con la sola compagnia del suo cane e del suo gatto, Birba e Macchia.

Cisco non riceverà alcun compenso per il suo ruolo di custode. Le monache forniranno il cibo, mentre per il resto si affiderà alle offerte. Questa scelta rappresenta la risposta all’insoddisfazione che provava nei confronti della sua vita precedente.

Dopo aver trascorso del tempo con i gesuiti di Villa San Giuseppe a Bologna e nell’eremo di San Giorgio a Savigno, Cisco ha accettato la proposta dell’abbadessa suor Noemi Scarpa di diventare il custode dell’abbazia. Così, l’antica abbazia di San Benedetto al Subasio riaprirà le sue porte ai visitatori, grazie all’impegno delle monache benedettine.

Cisco è attratto dalla vita dell’eremita, non per isolarsi, ma per essere disponibile ad incontrare gli altri. Non teme la solitudine, anzi, sente il bisogno di un luogo isolato e silenzioso per avvicinarsi agli altri in modo più autentico e profondo. L’abbazia, che dispone di cinque stanze per l’ospitalità, è aperta a tutti coloro che desiderano un luogo di ricerca spirituale.

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