Padre Fortunato: “La Chiesa è chiamata a difendere i sofferenti”

Padre Fortunato: "La Chiesa è chiamata a difendere i sofferenti"

Padre Fortunato: “La Chiesa è chiamata a difendere i sofferenti”

Padre Enzo Fortunato, attuale portavoce della Basilica di San Pietro, ha espresso una visione chiara sulle questioni di attualità che toccano la Chiesa e la società italiana. Intervistato sul ruolo della Chiesa nel dibattito pubblico, Fortunato ha sottolineato l’importanza di un impegno costante a favore dei più deboli e sofferenti, rispondendo in particolare alla questione dei migranti e alla politica del governo.

Migranti e responsabilità cristiana

Le recenti dichiarazioni di Papa Francesco sui migranti, definiti come coloro che non devono essere abbandonati, sono state al centro della discussione. Il Papa ha affermato che ignorare il grido di aiuto di queste persone è un peccato, richiamando l’attenzione sui principi evangelici: “Qualunque cosa avete fatto a uno di loro, lo avete fatto a me”. Padre Fortunato ha ribadito, sulle pagine de Il Fatto Quotidiano in una intervista concessa a Vanessa Ricciardi, che la Chiesa non può restare indifferente di fronte a queste sofferenze e che ogni forma di buon governo dovrebbe riconoscere la necessità di salvare vite umane, oltre a creare vie legali per l’immigrazione e combattere il traffico di esseri umani.

Riguardo alla posizione del governo, Fortunato non si è espresso direttamente, ma ha sottolineato che chiunque si professi cristiano, riferendosi implicitamente alla premier Giorgia Meloni, dovrebbe riflettere profondamente sulle parole del Papa e agire di conseguenza. Tuttavia, ha evitato di emettere giudizi personali, rimarcando piuttosto la necessità di un approccio umano e solidale.

Il ruolo della Chiesa nel dibattito sull’autonomia

La discussione si è poi spostata sul tema dell’autonomia differenziata, un argomento che ha generato dibattito all’interno della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Fortunato ha risposto alle critiche del presidente del Veneto, Luca Zaia, il quale aveva affermato che i vescovi non avevano compreso appieno la riforma. Fortunato ha ricordato che la Chiesa, in quanto parte integrante del Paese, è chiamata a esprimersi su questioni che riguardano il bene comune, senza distinzioni territoriali. Ha inoltre difeso la posizione della CEI, che considera la dignità umana al centro delle proprie azioni, senza schieramenti politici.

La pace al centro del messaggio papale

Sul fronte internazionale, Fortunato ha ribadito l’importanza del messaggio di pace lanciato da Papa Francesco, specialmente in riferimento al conflitto in Ucraina. Il Papa ha avvertito sui pericoli delle “azioni e reazioni violente”, sottolineando che la guerra rappresenta sempre una sconfitta per l’umanità. Fortunato ha condiviso questa visione, affermando che il vero cammino verso la pace si trova nel dialogo e nell’apertura mentale, non nell’uso delle armi. Ha citato i suoi viaggi in Ucraina, dove ha portato il messaggio del Papa agli orfani, ricordando che la crudeltà nasce quando l’uomo si sostituisce a Dio, scegliendo la via della violenza.

Il ruolo della Chiesa nel conflitto israelo-palestinese è stato anch’esso discusso. Nonostante le voci di freddezza nei rapporti tra il Vaticano e il mondo ebraico, Fortunato ha negato tali affermazioni, ribadendo l’impegno diplomatico della Chiesa nella regione, rappresentato dal Cardinale Pierbattista Pizzaballa.

Uno sguardo alla politica locale

Infine, Fortunato ha accennato alla situazione politica italiana, con particolare riferimento alla Regione Umbria. Conoscendo entrambe le candidate per le prossime elezioni regionali, la sindaca di Assisi, Stefania Proietti, e la presidente uscente Donatella Tesei, Fortunato ha espresso un sostegno generico alle donne, senza entrare nel merito delle candidature.

Conclusioni

Padre Enzo Fortunato, con il suo ruolo di portavoce della Basilica di San Pietro, rappresenta una voce autorevole nel dibattito pubblico italiano, sostenendo la necessità di un impegno costante da parte della Chiesa a favore della pace e della giustizia sociale. Le sue parole riflettono una posizione chiara e coerente, ispirata dai principi evangelici e dalla volontà di difendere i diritti umani, sia sul piano nazionale che internazionale.

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