
La via di Santa Chiara per costruire comunità e superare la violenza
“Seguiamo l’esempio di Chiara, che affronta il male disarmata e disarmante”. Con queste parole, il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha lanciato un forte messaggio durante la celebrazione della solennità di Santa Chiara nella Basilica ad Assisi. Alla cerimonia erano presenti le massime autorità civili e militari, con il canto del coro dei Cantori di Assisi a fare da cornice. Il discorso di Zuppi ha richiamato l’attenzione sull’esempio della santa, un faro di speranza non solo per i credenti, ma per l’intera Chiesa e per il mondo intero.
L’omelia del cardinale si è aperta con un riferimento poetico: “Oggi è sorta una stella; oggi Santa Chiara poverella di Cristo è volata alla Gloria del cielo”. Un invito ad alzare lo sguardo per riflettere sulla propria esistenza e sul mondo circostante, lasciandosi guidare dall’amore divino. Zuppi ha citato Dante, esortando tutti a “uscire a riveder le stelle” per sfuggire all’orrore e alla violenza che sembrano avvolgere l’umanità, una violenza alla quale, ha ammonito, non ci si deve mai abituare. Ha sottolineato come l’uomo, quando si arroga la presunzione di onnipotenza e annulla il desiderio – che è al contempo il suo limite e la sua forza – finisce per creare veri e propri inferni sulla terra. Ha ricordato le parole di Papa Francesco: l’uomo, da solo, non può farcela. Se estromette Dio, si ritrova ad adorare i beni materiali, che non sono il vero scopo del suo cammino terreno.
L’appello di Zuppi si è rivolto anche alle suore clarisse, definite “un faro di umanità, di accoglienza, di preghiera”. Ha espresso la convinzione che la loro presenza e la loro testimonianza siano fondamentali per la difesa della città spirituale e materiale di Assisi. “Dobbiamo impegnarci a costruire non inferni, ma paradisi di vita vera e riconciliata”, ha affermato, ispirandosi alla forza che le sorelle clarisse manifestano. La gioia di Santa Chiara, secondo il presidente della CEI, non è mai stata una gioia solitaria, ma è sempre stata vissuta in comunità, tra le sue sorelle. Questa visione di comunità, fondata su relazioni di amore e non su dinamiche aziendali, è ciò di cui il mondo ha un disperato bisogno. Ha enfatizzato l’importanza di vivere il comandamento di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri”, un dovere non opzionale per i cristiani. La clausura, ha spiegato Zuppi, non è una forma di estraneità o di isolamento dalla vita reale, ma piuttosto uno spazio privilegiato per vivere una comunione profonda con Dio, senza distrazioni. La risposta alle tribolazioni della vita non è un benessere illusorio o l’evasione dalla realtà, ma la perseveranza nella fede in Gesù, fonte di speranza e amore.
“Santa Chiara ci ricorda che amare significa tenerezza“, ha proseguito il cardinale. La santa non ha mai cercato soluzioni burocratiche o aziendali, ma solo familiari, privilegiando il ruolo di sorella a quello di madre, in un esempio di premura e umiltà. Zuppi ha esortato a seguire questo modello, specialmente in vista del Giubileo della speranza, scegliendo la strada della pace e riconoscendo che la preghiera è più forte della guerra. L’invito a “metterci in gioco” e a seguire il Signore, che affronta il male con amore, è stato il culmine del suo discorso.
Il cardinale ha ribadito, con forza, che “di fronte alla violenza seguiamo l’esempio di Chiara, che affronta il male disarmata e disarmante”, ricordando anche l’appello del papa a vivere in pace. Questo approccio, ha sottolineato Zuppi, dimostra che quando ci si presenta disarmati, con la sola forza della fede e dell’amore, si può effettivamente disarmare il male. L’esempio di Santa Chiara, disarmata e disarmante, è più che mai attuale in un mondo segnato da violenza e conflitti. Dopo questa intensa celebrazione, la città di Assisi e l’intera diocesi si preparano a onorare il loro patrono, san Rufino. Martedì 12 agosto, la cattedrale accoglierà diverse funzioni religiose, con la concelebrazione solenne delle 11 presieduta dal vescovo monsignor Domenico Sorrentino, seguita da un concerto in serata, in onore del santo.
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