Dazi Usa, stangata unilaterale sulle esportazioni europee

Dazi Usa, stangata unilaterale sulle esportazioni europee

Trump impone barriere del 30% senza eccezioni per l’Italia

Washington impone nuovi dazi sulle esportazioni europee, colpendo in modo uniforme senza alcuna trattativa o distinzione tra i Paesi membri. La decisione, firmata dall’ex presidente Donald Trump, è stata formalizzata in una comunicazione ufficiale che lega l’eventuale revisione delle tariffe all’abbandono da parte dell’Unione europea delle proprie tutele regolatorie, dalla sicurezza alimentare alla protezione industriale. Si tratta di un vero e proprio ultimatum politico, non di una misura commerciale.

Il messaggio è chiaro: per evitare una penalizzazione del 30%, Bruxelles dovrebbe rinunciare alla propria autonomia normativa. Una richiesta che esclude qualsiasi simmetria o rispetto reciproco, trasformando il rapporto tra alleati in una forma di pressione unilaterale.

La mossa si inserisce in un contesto più ampio, dove il commercio diventa leva negoziale per obiettivi che vanno ben oltre i dazi. Gli Stati Uniti mirano a imporre forniture energetiche e armamenti a condizioni predeterminate, inserendo ogni richiesta dentro una logica integrata e non negoziabile, dove non esistono tavoli separati né margini di confronto.

Uno dei passaggi più critici della lettera firmata da Trump stabilisce che i dazi potranno essere modificati in qualsiasi momento, in base all’evoluzione dei rapporti bilaterali. Una clausola aperta, che cancella ogni certezza giuridica e lascia spazio a un sistema discrezionale interamente nelle mani della politica statunitense.

Le conseguenze si stanno già facendo sentire nei distretti produttivi italiani, in particolare in Umbria, nei territori di Assisi e Bastia, dove l’export rappresenta una componente fondamentale dell’economia locale. Settori come meccanica di precisione, agroalimentare certificato, moda e vitivinicolo rischiano gravi contraccolpi. Imprese che operano su scala globale si trovano oggi esposte a un’improvvisa instabilità contrattuale.

Numerosi operatori hanno segnalato ritardi, clausole nuove nei contratti e timori per ordini già confermati. Il clima generale è dominato da incertezza e vulnerabilità. A fronte di questo scenario, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso soddisfazione per l’incontro avuto a Washington, suscitando forti critiche.

Il governo italiano aveva parlato di un possibile accordo, ipotizzando un incremento massimo del 10%, già allora considerato insufficiente a tutelare le esportazioni italiane. Invece, si è arrivati a una maggiorazione indiscriminata del 30%, senza alcuna compensazione o eccezione per l’Italia.

La trattativa non ha tenuto conto delle specificità produttive del nostro Paese, né ha garantito tutele settoriali. L’esecutivo ha preferito adattarsi a condizioni esterne, piuttosto che rivendicare una posizione autonoma.

Secondo il Movimento 5 Stelle locale, si tratta di una resa diplomatica che compromette la strategia nazionale. I dazi imposti rischiano di vanificare gli effetti positivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, costruito sull’aumento delle esportazioni, sulla competitività territoriale e sulla transizione ecologica.

Il PNRR, redatto durante il governo Conte, aveva posto l’Italia al centro di un progetto di rilancio. Oggi, però, quelle politiche rischiano di essere travolte da dinamiche esterne, in cui Roma non è protagonista ma spettatrice passiva.

La lettera americana non propone una collaborazione, ma un meccanismo di pressione volto a dividere e condizionare le economie europee. Una minaccia rivolta a ogni singolo Stato membro, pensata per ottenere vantaggi asimmetrici e compromettere l’unità europea.

La Presidente Meloni, secondo il M5S di Assisi e Bastia, ha subito questa strategia senza ottenere tutele né per l’Italia né per l’Europa, mostrando debolezza politica in un momento cruciale.

Conclude il documento dei pentastellati: “Difendere autonomia, lavoro e dignità produttiva è compito di un governo sovrano. Il Governo Meloni, su tutti i fronti, sta facendo l’opposto”.

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