Delocalizzazione fonderie, unica via secondo Cicogna

Eolo Cicogna presenta esposto su contributo Pro Loco

Serve nuovo stabilimento sostenibile, afferma Cicogna

Eolo Cicogna si esprime in modo netto sulla questione delle fonderie, escludendo qualsiasi utilizzo politico o elettorale del tema. A suo avviso, il dibattito sulla situazione degli impianti industriali non deve essere trasformato in uno strumento per raccogliere consenso, né tantomeno ridotto a uno scontro veicolato attraverso i social network.

Secondo Cicogna, negli ultimi anni si è assistito a un proliferare di promesse e dichiarazioni avventate, rilasciate con superficialità e scarso senso di responsabilità. Questo approccio, afferma, ha finito per generare soltanto frustrazione e contrapposizioni tra cittadini, lavoratori e istituzioni.

Nel tempo, rileva, non si sono registrati progressi tangibili. Le parole non si sono tradotte in azioni concrete, e la situazione è rimasta sostanzialmente immutata. Un immobilismo che, per Cicogna, non può più essere tollerato.

Guardando con maggiore distacco e visione d’insieme, continua, è evidente che esiste un problema strutturale, che richiede una soluzione condivisa. Per superare l’impasse, è indispensabile il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti interessati: le imprese, le comunità locali, le organizzazioni sindacali e gli enti pubblici. Solo un percorso comune può portare a un esito positivo.

Alla base del suo ragionamento c’è una convinzione precisa: l’unica strada praticabile è quella della delocalizzazione degli impianti. Lo ha comunicato sia alla dirigenza dell’azienda che ai rappresentanti del comitato cittadino. Non si tratta, precisa, di una concessione ai residenti, ma di un’opportunità di rilancio per un marchio storico.

La richiesta dei cittadini di spostare le fonderie da aree urbane o sensibili è, secondo Cicogna, pienamente legittima. Ma l’operazione non deve essere letta come una chiusura o una perdita. Al contrario, rappresenta il primo passo verso la rinascita di un complesso produttivo che, trasferendosi altrove, potrà essere ricostruito secondo criteri moderni, nel rispetto dell’ambiente e delle normative vigenti in materia di sicurezza e sostenibilità.

Il nuovo impianto, auspica, dovrà essere progettato con tecnologie avanzate, capaci di garantire elevati standard di efficienza energetica e riduzione delle emissioni. Un’industria rinnovata, che possa operare in armonia con il territorio che la ospiterà, generando valore senza compromettere la salute pubblica.

Cicogna non nasconde che il percorso sarà lungo e complesso. Non esistono scorciatoie o soluzioni immediate. Tuttavia, sottolinea, è fondamentale che tutti gli attori coinvolti inizino a collaborare sin da subito, orientati da un obiettivo comune.

In questa prospettiva, il ruolo delle istituzioni sarà cruciale. Dovranno garantire un accompagnamento costante al progetto, facilitare i processi autorizzativi, supportare economicamente le fasi di transizione e vigilare affinché le operazioni siano trasparenti e rispettose delle norme.

Lo stesso vale per le parti sociali, chiamate a tutelare i diritti dei lavoratori coinvolti nel processo, salvaguardando occupazione e condizioni contrattuali.

Alle imprese, invece, spetta la responsabilità di investire con lungimiranza, superando logiche di breve periodo per costruire un futuro produttivo più solido e compatibile con le esigenze dei territori.

Nel frattempo, Cicogna ribadisce che non intende prestarsi a strumentalizzazioni. Il suo intervento vuole essere un contributo pragmatico, mirato a stimolare un confronto serio e risolutivo.

La questione, per lui, non riguarda né slogan né tattiche politiche. È una sfida che coinvolge direttamente la vita quotidiana di molti cittadini, le prospettive economiche di un settore industriale e la qualità dell’ambiente in cui viviamo.

Per affrontarla, serve uno sforzo collettivo, orientato alla costruzione di un progetto credibile e condiviso. Un progetto che possa segnare la fine delle contrapposizioni sterili e l’inizio di una nuova fase di sviluppo responsabile.

In sintesi, la delocalizzazione non è, nella visione di Cicogna, un sacrificio, ma un investimento. Un atto di responsabilità verso il passato industriale e il futuro sostenibile di un’intera comunità.

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