
Accuse di diffamazione per il caso “Assisi in vendita”
Si è trasformata in un’azione legale la controversa vicenda legata all’inchiesta giornalistica “Assisi in vendita”, pubblicata sul canale YouTube della rivista La Via Libera. La famiglia Cuku, da anni attiva nel comparto turistico e della ristorazione nella città umbra, ha presentato una querela per diffamazione aggravata, affidando l’incarico all’avvocato Michele Maria Gambini.
L’inchiesta, al centro delle critiche, ruota attorno all’analisi del presunto controllo del settore turistico locale da parte di pochi operatori. Secondo i querelanti, i contenuti diffusi nel video sarebbero gravemente lesivi della reputazione sia personale che imprenditoriale della famiglia Cuku. La contestazione, scrive oggi La Nazione, riguarda in particolare l’impiego di linguaggi ritenuti allusivi, la presenza di testimonianze anonime e il ricorso, secondo l’atto legale, a una retorica che evocherebbe modalità tipiche della comunicazione antimafia.
L’oggetto della denuncia include anche alcune dichiarazioni rilasciate all’interno del video dalla presidente della Regione Umbria, Stefania Proietti, già sindaca di Assisi. Secondo la parte querelante, il suo intervento, considerato autorevole per il ruolo istituzionale ricoperto, avrebbe ulteriormente contribuito a consolidare un’immagine deformata e denigratoria delle attività riconducibili alla famiglia.
I promotori dell’azione legale ritengono che il servizio giornalistico abbia presentato accuse implicite di irregolarità gestionali, facendo emergere sospetti infondati circa l’operato imprenditoriale della famiglia Cuku. In particolare, si contesta l’assenza di riscontri oggettivi a sostegno delle ipotesi avanzate nella narrazione del video. La querela sottolinea come la struttura complessiva dell’inchiesta risulti costruita con un tono suggestivo e orientata a suscitare dubbi sulla legittimità delle attività economiche descritte.
La famiglia Cuku, secondo quanto dichiarato in sede legale, respinge con fermezza ogni insinuazione contenuta nella pubblicazione contestata, ribadendo la piena trasparenza delle proprie operazioni finanziarie e il rispetto rigoroso delle norme vigenti. L’attività imprenditoriale, avviata e consolidata nel corso degli anni, si sarebbe sempre sviluppata in modo lecito e tracciabile, affermano i querelanti.
Il deposito della querela avvia dunque una fase giudiziaria destinata a chiarire la fondatezza delle accuse mosse nel video, nonché la liceità dei contenuti diffusi dalla testata giornalistica. Resta ora da verificare se la magistratura riconoscerà un’effettiva lesione all’onore e alla reputazione della famiglia Cuku, come sostenuto nel ricorso.
Nel frattempo, il caso ha acceso il dibattito pubblico sul ruolo dell’informazione nelle realtà locali e sui confini tra diritto di cronaca e tutela dell’immagine, in un contesto – quello del turismo assisano – particolarmente delicato per l’equilibrio economico e sociale della città.
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