
La Maestà di San Damiano al Museo della Porziuncola di Assisi
Un pomeriggio celebrativo in onore della Maestà di San Damiano e del suo ingresso al Museo della Porziuncola, sarà quello che si terrà sabato 15 dicembre alle ore 16.30 presso il Refettorietto del Convento della Porziuncola. Un dialogo a più voci sulla storia del dipinto ed il recente restauro in occasione dell’esposizione alla Mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi” che si è conclusa lo scorso novembre. Dopo i saluti di Padre Giuseppe Renda, Custode del Convento della Porziuncola e di Padre Claudio Durighetto, Ministro Provinciale dei Frati Minori dell’Umbria, seguirà anche l’omaggio dei sindaci delle cittàdi Assisi e Gubbio.
Un importante excursus storico-artistico, sarà curato da Giorgio Bonsanti, Storico dell’arte, già Soprintendente dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze e Ispettore Onorario per il Patrimonio storico artistico delle Province di Firenze, Pistoia e Prato, e da Maria Brucato, Funzionario storico dell’arte – Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria; introdotto e moderato da Donatella Vaccari, Storico dell’arte del Museo della Porziuncola.
L’analisi teologica dell’opera sarà introdotta e narrata da Padre Ezio Casella, liturgista e Direttore dell’Ufficio liturgico della Diocesi di Rieti.
Intermezzi musicali con laudi in onore della Vergine Maria verranno eseguiti da Frate Alessandro Brustenghi e Fra Davide.
Elementi artistici della Chiesa di San Damiano
Davanti alla chiesetta, sulla destra nel primo arco del portico si può ammirare una Madonna con Bambino tra Santa Chiara e San Francesco con il committente in ginocchio; grazioso affresco di un anonimo trecentesco che ritroviamo anche nella Cappella di San Giorgio nella Basilica di Santa Chiara. Nel secondo arco: San Francesco, Santa Chiara, San Rocco e San Sebastiano dovuti ad una mano più rozza del XV sec.
Al lato della facciata, attraverso una vetrata (Cappella di San Girolamo), un delicato affresco di Tiberio d’Assisi (1517) commissionato da Galeottus de Bistocchiis: al centro, la Vergine in trono col Bambino; ai lati, San Francesco, Santa Chiara, San Bernardino e San Girolamo. Sulla parete sinistra, San Rocco e San Sebastiano di un allievo di Tiberio (1522). Nell’interno della chiesa, immediatamente a destra, un affresco con due episodi della vita di san Francesco avvenuti a San Damiano: il padre del Santo insegue il figlio con un randello (osservare nello sfondo la città di Assisi); san Francesco in preghiera davanti al Crocifisso. Questo affresco è da attribuirsi ad un giottesco locale (XIV sec.) già collaboratore del maestro che decorò il transetto destro di Santa Chiara.Nella Cappella accanto, Crocifisso in legno scolpito da Fra Innocenzo da Palermo (1367).
Nella calotta dell’abside, sul coro ligneo cinquecentesco, Madonna con Bambino tra San Damiano e San Rufino. Pur con molti ritocchi, questo affresco duecentesco è assai grazioso e deriva evidentemente dalla Maestà del Cimabue della Basilica Inferiore di San Francesco.
Dalla porticina a destra, attraversando il Sepolcreto delle Clarisse, si accede al Coretto di Santa Chiara, dove si ammirano ancora gli stalli originali del tempo della Santa. Sulla parete destra, preziosa tavola (Madonna con Bambino e «Fr. Conradus») di un buon maestro giottesco (Maestro del Farneto?). Di fronte, una Crocifissione del Mezzastris (XV sec.). Salite le scalette dal Sepolcreto si accede al Giardinetto di Santa Chiara, all’Oratorio della Santa (reliquie varie tra cui un breviario scritto da Frate Leone e affreschi della seconda metà del sec. XIV) e al Dormitorio delle Clarisse.
Nel Chiostro si possono osservare due affreschi del perugino Eusebio da San Giorgio (1507) (Annunciazione e Stimmate, 1507), ma soprattutto una visita al Refettorio delle Clarisse è senza dubbio uno dei luoghi più suggestivi del Santuario (affreschi di Dono Doni, XVI sec.). Non si viene qui per cercare l’arte, anche se ben rappresentata; qui si viene ad ascoltare la predica della modestia e della povertà, della penitenza e dell’amore divino, le virtù che per 41 anni furono la vita di santa Chiara e di tante altre sante donne che, assieme ad essa, si misero sulle orme di san Francesco.
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