
Sul Fertility Room diverse sono le polemiche, chi la dice cotta chi la dice cruda, ma nel mezzo c’è chi la commenta ironicamente, come ha fatto la giornalista Elisabetta Ambrosi del Fatto Quotidiano e che noi riportiamo alla lettera.
«Basta un po’ di immaginazione per intuire che l’iniziativa è decisamente macchinosa: pensiamo ad una donna che ha partorito da poco, normalmente sconvolta, con i punti che tirano, il seno che duole, il neonato che urla e vuole ciucciare notte e giorno, l’insonnia cronica e così via e che nonostante tutto ciò riesce a fare una fotocopia del certificato di nascita (quando non può neanche farsi una doccia), per mandarla alla struttura e farsi ridare indietro settanta euro della notte: buoni a malapena per due o tre scatole di latte artificiale o cinque confezioni di pannolini».
Basta pensarci bene e in effetti ha davvero ragione! Chi sarà quella mamma o quel papa che per pochi euro si ricorderanno di spedire il certificato di nascita di un bambino nato nove mesi dopo il pernotto? La vedo dura date le circostanze naturali che si generano dopo il parto, basta pensare al via vai dei parenti che vanno a fare visita al pupo o alla pupa appena nati. Se poi saranno gemelli, sarà ancora più complicato. Ma nel caso che i figli siano più di uno, dovranno ricevere il rimborso per due volte? Visto che in quella camera hanno concepito due bambini? Tutto un dire, insomma!
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