
Le religioni mondiali tornano ad Assisi per dare voce alla sete di pace. Crescono di giorno in giorno le adesioni all’evento che avrà luogo ad Assisi dal 18 al 20 settembre prossimo. Non si tratterà tanto di una “commemorazione” quanto piuttosto di un grande avvenimento di dialogo e di rinnovato impegno per la costruzione della pace a cui ha dato la sua adesione, proprio in questi giorni Papa Francesco, andando ad aggiungersi a Bartolomeo I, altri 400 capi religiosi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Di un evento così oggi, sempre più, il mondo ne ha bisogno. Le religioni non sono indifferenti alla grande sete di pace che sale dai poveri, dalle vittime del terrorismo e delle tante guerre in corso in molte parti del mondo.
Nel quadro dei numerosi avvenimenti ed iniziative, che da questi giorni avranno luogo in preparazione dell’evento di settembre, si segnala la mostra curata da Francesco Zizola dal titolo “Religious Leaders”.
Si tratta di un progetto fotografico che l’artista ha realizzato nel corso del ventisettesimo Incontro Internazionale nello spirito di Assisi svoltosi nel 2013 a Roma.
La mostra, che è già aperta, resterà fino al prossimo 20 settembre presso le sale del Palazzo Capitano del Perdono, a Santa Maria degli Angeli. L’ingresso è libero, dal lunedì alla domenica, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00.
Le immagini vogliono rappresentare un invito a camminare insieme,
ciascuno dal suo punto di partenza,
in questo grande pellegrinaggio di pace
(Francesco Zizola)
Visitando la mostra si potrà contattare, nello stesso edificio, la Segreteria Organizzativa dell’Incontro “Sete di Pace”, per ogni informazione e per l’iscrizione al convegno.
PER ISCRIVERSI
30assisi2016@gmail.com
www.sanfrancesco.org/spiritodiassisi
PER INFORMAZIONI
Papa Wojtyla, a cui va il merito dell’iniziativa, a un certo momento di quel 27 ottobre e’ sembrato tradire l’imbarazzo per un confronto il cui senso andava al di la’ delle sue attese. Abituato a ritenersi pilota della storia in nome di Cristo, una volta tanto ha avvertito che il timone non era nelle sue mani, ne’la rotta davanti ai suoi occhi. A un certo punto, quando il capo tribu’indiano, dopo aver offerto il suo kalumeth “al grande spirito, alla madre terra e ai quattro venti” ha detto, concludendo:”O grande Spirito… benedici il Santo Padre per averci tutti riuniti”, la grande piramide teocratica, tenuta su da millenni di ortodossie, e’ crollata a terra. La superstizione osava benedire la Verita’ e la Verita’restava umilmente in silenzio! Come alle origini del mondo, lo Spirito dai mille nomi vagava sull’abisso. Il 27 ottobre del 1986 la piazza di Assisi era lo spazio simbolico dell’ultima frontiera; l’una accanto all’altra, le religioni avevano sotto gli occhi l’abisso dell’annientamento,come possibilita’ scritta ormai nelle cose. La piazza, in realta’, era un cratere. Dinanzi a quel cratere, gli abiti rituali dei rappresentantidi religioni avevano l’aspetto di venerande e Tragiche Maschere. Ci si sarebbe aspettato che da un momento all’altro avessero fatto quel che fece San Francesco, proprio qui’ ad Assisi; si fossero tolti gli abiti per proclamare che ormai ogni appartenenza al passato era finita. Sono passati 30 anni ma quel giorno non e’ ancora arrivato. I capi delle religioni, ciascuno nei suoi paludamenti davano, e ancora danno, l’immagine visiva dei millenni che gravano sulle nostre spalle; millenni di separazione e di consacrazione degli antagonismi etnici.L’unita’ era nell’invisibile, in quell’orizzonte a cui approdava la preghiera di ciascuno, una dopo l’altra. In quella inevitabile disposizione di protocollo, c’era un’involontaria intenzione dissacrante, da attribuire allo Spirito. Finche’ un buddista, un musulmano, un cristiano pregano da soli, hanno per se’ tutto l’orizzonte, si muovono nell’infinito senza intralci, si ILLUDONO di parlare a Dio, all’unico vero Dio, in nome di tutto il mondo. Ma messi gomito a gomito, essi sono costretti a lottizzare il mistero e quindi a rendere flagrante la contraddizione tra l’unita’ indivisibile dell’Essere e la molteplicita’ delle rappresentazioni,tra Dio in se’ e il Dio per noi. Ad Assisi quel 27 ottobre, per la prima volta il mondo e’ diventato uno e in un mondo diventato uno, Dio non puo’ essere molti. Siamo, cosi’, alla resa dei conti. E in questa resa dei conti le religioni sono costrette a rivelarsi per quel che sono: produzioni simboliche di gruppi umani, sistemi ideologici in veste sacra. In quanto tali, le religioni sono esposte ad una tentazione che le ha percorse per tutta la loro storia, ma che oggi potrebbe essere funesta per la pace del mondo: la tentazione di costituirsi, ora che il mito del progresso e’ in sfacelo, come veri luoghi di identita’ storica per le coscienze insidiate dall’insicurezza sul futuro. TIMOR FECIT DEOS
Ma perchè non esiste popolo senza religione? Possibile che tutti abbiano sentito l’esigenza di inventarsi Dio? Non sarà che Dio stesso si è manifestato all’uomo, lasciando un segno indelebile nel suo cuore anche se questo segno è stato letto e rappresentato in modi diversi?