Morì annegato nel pozzo ad Assisi, indagato anche campione endurance

Morì annegato nel pozzo ad Assisi, indagato anche campione endurance

Morì annegato nel pozzo ad Assisi, indagato anche campione endurance

Un campione mondiale di Endurance a squadre manager sarebbe indagato per omicidio colposo. Tutto risale al 20 ottobre del 2016, quando un imprenditore di Bastia, Domenico Pelagatti 48 anni, fu trovato morto annegato  all’interno di un pozzetto prefabbricato al “Prato del Pallareto”, secondo quanto stabilì l’autopsia disposta dalla procura. La notizia è riportata oggi sul La Nazione Umbria e su Cavallo Magazine n un articolo a firma di Erika Pontini.

Pelagatti uscì per fare una passeggiata con il suo cane: il telefono o le chiavi gli caddero nel pozzetto, lui si sporse perdendo l’equilibrio, cadde e annegò. Secondo le indagini, svolte dai carabinieri di Assisi al seguito del maggiore Marco Vetrulli e coordinati dal pm Valentina Manuali, quel pozzetto di 50 centimentri per 50, un impianto fossa imhof, privo di fondo e del relativo chiusino, sarebbe stato realizzato tra il 2007 e il 2008 proprio dalla società di cui è amministratore unico il campione. Ma anche un’altra azienda per lo smaltimento delle acque reflue, in occasione di una manifestazione sportiva che si svolse tra il 2007 e il 2009 ad Assisi.

Secondo gli investigatori, l’area sarebbe stata data in affitto dai benedettini dell’Abbazia San Pietro a un’altra con durata ventennale e da quest’ultima sub affittata all’azienda del campione, fino al 2009 data della risoluzione del contratto.

La società – scrive il quotidiano – avrebbe restituito il terreno «senza aver adempiuto all’obbligo di ripristino dello stato dei luoghi…e quindi senza rimuovere il pozzetto…»

«Così, non volendo, per colpa consistita in negligenza, imprudenza, imperizia, negligenza», riportano i giornali, i quattro indagati cagionavano la morte dell’imprenditore. Oltre al manager campione devono rispondere di omicidio colposo altre tre persone.

L’imprenditore bastiolo cadde da solo nel pozzetto dove è stato poi trovato, l’ipotesi più accreditata fin dal primo momento fu quella dell’incidente, di una disgrazia. Pelagatti si scopre successivamente si introdusse nel tombino per recuperare il cellulare e il mazzo di chiavi caduti all’interno.

Quella sera una persona fu fermata, ma dopo essere stata ascoltata dagli investigatori, fu rilasciata. Sul posto arrivarono i vigili del fuoco, i carabinieri della Compagnia di Assisi e della caserma Bastia Umbra, il magistrato di turno, Valentina Manuali, e il medico legale, Gualtiero Gualtieri. Sul luogo anche il maggiore Marco Vetrulli e la squadra mobile all’epoca diretta da Marco Chiacchiera.

2 Commenti

  1. Ripeto i miei commenti. Ho seguito L incidente tramite i giornali quindi penso che gli inquirenti abbiamo notizie più precise e mirate. Ma rimango stupito che una qualsiasi persona possa affogare su un pozzetto di 50×50 per cercare chiavi e telefonino perché sarebbe bastato alzare la testa per respirare se avuta la possibilità o no.

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