Morte di Davide Piampiano, in carcere il presunto autore dello sparo

«Ho sparato a Davide», Piero Fabbri confessa, oggi è attesa la decisione del gip

Morte di Davide Piampiano, in carcere il presunto autore dello sparo

Nel pomeriggio di oggi, i Carabinieri della Compagnia di Assisi hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Perugia nei confronti di un uomo, residente ad Assisi, individuato quale presunto autore dell’omicidio di Davide Piampiano, il giovane deceduto lo scorso 11 gennaio all’interno del Parco del Monte Subasio, in località Fosso delle Carceri, durante una battuta di caccia al cinghiale.

Nei confronti del soggetto indicato il Giudice delle indagini preliminari ha ritenuto, conformemente alla richiesta dell’Ufficio, sussistenti gravi indizi di colpevolezza per il reato di omicidio volontario con dolo eventuale (poi modificato in omicidio colposo).

Da una prima ricostruzione della dinamica, basata sulle dichiarazioni rese da parte dei vari testimoni, era, invece, emerso che il Pimpiano si trovava a caccia con un altro amico e che un terzo cacciatore, non impegnato con loro nella battuta ma residente in quella località, aveva trovato Davide in fin di vita dopo aver udito in lontananza uno sparo ed essersi avvicinato per verificare se i due fossero riusciti ad abbattere un cinghiale.

Già, però, in sede di autopsia emersi numerosi dubbi sull’ipotesi del colpo fosse stato esploso accidentalmente dallo stesso Piampiano, poiché sembrava da escludersi che esso potesse essere partito a bruciapelo, portando quindi gli inquirenti a svolgere accertamenti più approfonditi.

Le indagini molto approfondite e scrupolose dei carabinieri, svolte sotto la direzione dell’Ufficio hanno poi consentito la svolta e quindi di ricostruire una dinamica ben diversa dei fatti.

Sul luogo dell’incidente i Carabinieri hanno sequestrato, oltre ai telefoni, alle armi e agli indumenti dei presenti, anche una GoPro (sostanzialmente una microtelecamera) che il Piampiano utilizzava per pubblicare suoi contenuti sui Social.

I filmati in essa contenuti all’interno, particolarmente crudi e drammatici, hanno permesso di stabilire che il colpo fatale certamente non è stato esploso dal fucile del Pimpiano a seguito di una caduta, ma da quello di un terzo presumibilmente anche lui nella battuta di caccia.

Lo stesso, accortosi di quanto accaduto, avrebbe secondo quanto si comprende dal filmato poi cercato di depistare le indagini alterando lo stato dei luoghi, scaricando l’arma del Piampiano, disfacendosi del proprio fucile e della propria giacca da caccia e soprattutto omettendo di chiamare tempestivamente i soccorsi, avvisati solo dopo vari minuti da un altro giovane che si trovava a caccia e che nel frattempo era sopraggiunto.

Tale comportamento omissivo ha consentito di ipotizzare a carico dell’autore dello sparo l’ipotesi dolosa di omicidio, avendo egli con la sua scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi accertato il rischio che il soggetto colpito potesse morire.

Il presunto autore è stato, come detto, tratto in arresto dai Carabinieri, che al termine delle formalità lo hanno condotto alla casa circondariale “Capanne” di Perugia.

2 Commenti

  1. La vicenda estremamente dolorosa, tragica e grave sotto molti profili, purtroppo è caratterizzata da un evento in cui per un bieco desiderio di sopraffazione e sfida che si è concretizzata in una battuta di caccia, sentimenti emersi da parte di un cittadino che si è in un primo momento letteralmente ‘lavato le mani’ e scrollato di dosso qualunque colpa di premeditazione, perché in caso contrario avrebbe agito in modo tale da contattare almeno i soccorsi sanitari, lascia interdetti; non è umanamente concepibile comprendere il gesto efferato, i mezzi di distorsione della realtà dei fatti il tutto in totale autonomia da parte di un soggetto altamente pericoloso, ma ben consapevole di quanto accaduto e cosciente di ciò che avrebbe potuto evitare o quantomeno rendere in minor misura spietato circa l’ignobile gesto compiuto nei confronti di un ragazzo innocente, l’amabile Davide, ambizioso ed intelligente, conosciuto da molti come una persona dotato di elevata intraprendenza e vitalità.
    Davide è presente nella nostra mente e nei nostri cuori anche se affranti per la grave, triste e tragica perdita della sua persona, ma lui non ha lasciato i suoi cari ed i suoi amici, perché Davide continua a vivere dentro tutti costoro e ciò che si è portati a fare è ricordare ogni giorno la sua vita, i suoi sogni, i suoi progetti e le ambizioni che l’hanno reso un orgoglio per tutti coloro che lo hanno amato ed ora sono ricambiati dallo stesso amore che Davide nutre intensamente per tutti coloro.
    Siamo vicini e sosteniamo la perdita di un ragazzo, Davide Piampiano, alla sua bella ed onesta Famiglia.
    Grazie Davide per ciò che sei stato e continuerai ad essere.
    Esprimere un semplice ‘grazie’ può non bastare, ma è ciò che pur non conoscendo personalmente colui del quale moltissimi hanno conservato un ricordo di un ragazzo dotato di molti doni e qualità, ho ritenuto doveroso fare.
    Grazie di cuore Davide.

  2. A riguardo del mio precedente commento è mia intenzione mettere in chiaro alcuni concetti relativi all’argomento circa l’atto di omissione di soccorso che riguarda il colpevole ai danni della vita spezzata di Davide Piampiano e la sua famiglia:
    Ho accennato a sentimenti di sopraffazione e sfida, a carico del colpevole, che in alcuni casi si possono serbare da parte di coloro che praticano sport ed hobby in cui l’utilizzo delle armi diventa pratica di esercitazione ed in cui i sentimenti di agonismo possono assottigliarsi in tal caso non nei riguardi del giovane Davide, ma piuttosto in generale.
    La pratica di un hobby infatti prevede che possano sussistere sentimenti di agonismo ed in alcune circostanze è possibile che le pratiche legate all’uso di armi trasformino le persone ad affrontare le esperienze vissute in sfide e sentimenti di sopraffazione, poiché la pratica prevede l’uccisione di animali da selvaggina ma è essenziale considerare che un colpo d’arma potrebbe ledere la vita di altre persone e dunque l’hobby non consisterebbe più in un generico sport agonistico; penso che i sentimenti del colpevole siano infatti più legati ad un atteggiamento meno competitivo a livello agonistico e meno amatoriale di ciò che si sarebbe potuto prevedere.
    Ciò in virtù delle eventuali conseguenze che in tal caso risultano d’avvero molto gravi, in particolare a causa dell’omissione di soccorso.
    Nonostante dalle notizie diffuse siano stati instaurati rapporti di conoscenza e di condivisione fra le persone che sono state coinvolte nei fatti, cioè la vittima e il colpevole, è importante considerare a mio modesto parere l’attitudine e la modalità ad affrontare l’attività di caccia, un hobby a cui non si è purtroppo ciascuno in grado di affrontare con i sentimenti di agonismo e serietà.
    Grazie per l’attenzione.

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*