
Amministrative 2021, Lupatelli (Pd): “Siamo noi quelli che stavamo aspettando”
Siamo arrivati al termine di questa campagna elettorale. Molto più normale di quanto si potesse pensare fino a qualche mese fa, quando le restrizioni legate al Covid avevano inizialmente rimandato la tornata per poi anticiparla nuovamente al 3-4 ottobre tra capienze ridotte e il timore nel suonare un campanello senza essersi igienizzati l’indice. Personalmente non posso vantare un’esperienza tale da fare raffronti con altre campagne di magari 30 anni fa però una riflessione è doverosa perché in una società come quella di oggi dove tutto corre alla massima velocità le cose cambiano anche nel giro di pochissimo tempo.
da Paolo Lupattelli, candidato Partito Democratico
La campagna elettorale oggi si gioca su due piani differenti: quello dei canali social tramite i quali promuovere un candidato piuttosto che un partito e raggiungere e farsi conoscere da centinaia di persone con pochi clic (e qualche euro speso) e la classica campagna “casa per casa” dove c’è un contatto diretto con le persone, dove se da un lato ci si becca qualche “vaffa” o porta sbattuta in faccia dall’altra la possibilità di essere realmente incisivi e di far propendere l’idea di una persona da una parte o dall’altra è molto più elevata, a patto di avere scarpe comode e la determinazione giusta. E’ difficile constatare quale delle due vie sia più efficace, si dovrebbero analizzare statisticamente troppi fattori per poter fare un’analisi adeguata. Resta però una sola e unica verità. La politica deve vivere tra la gente, gli amministratori o coloro che ambiscono a diventare tali devono confrontarsi con l’elettorato, di persona. La sfiducia e lo scetticismo nei confronti del mondo politico ha favorito negli ultimi anni l’avanzata di beceri populismi e qualunquismi. Viviamo in un periodo storico durante il quale conviene stare dalla parte di chi critica, chi attacca, chi va contro un governo, perché è facile, è comodo individuare un capro espiatorio e scagliarsi contro di esso. Questa tendenza purtroppo ancora serpeggia in maniera troppo diffusa, ma non è una battaglia persa.
La politica, soprattutto quella a livello comunale, deve avere un approccio diretto. Deve guardare in faccia le persone, ascoltarle, confrontarsi, apprendere. Deve coinvolgere i giovani, ascoltare gli adulti, preoccuparsi degli anziani. Una sinergia costante e quotidiana che ha come obiettivo migliorare la vita di tutti. Non ci si può arroccare nei palazzi o nascondere dietro ad una non risposta. Il tutto ovviamente mosso da una visione, un’idea. Avere la consapevolezza di ciò che si intende fare, saper programmare e ragionare a lungo termine, senza rincorrere o promettere il “tutto e subito”. E oggi, dopo cinque durissimi anni di amministrazione lo posso dire con certezza, sappiamo quello che dobbiamo fare.
Non ho la presunzione di insegnare nulla a nessuno, ma questa è la mia idea di politica. Mettersi a servizio delle persone, senza secondi fini. Viviamo tutti nello stesso paese, nello stesso comune. Tutti dobbiamo essere consapevoli di doverci mettere del nostro, altrimenti diventa troppo facile criticare e inveire.
“Siamo noi quelli che stavamo aspettando”. E’ una citazione di un popolo della nazione Hopi, in Arizona, negli Stati Uniti, ripresa anche da Barack Obama in occasione della sua vittoria alle primarie dei democratici nel 2013. Non possiamo pensare che il mondo intorno a noi migliori se non siamo noi i primi a fare qualcosa per migliorarlo. Il concetto è molto semplice e sta alla base delle motivazioni che mi hanno spinto a impegnarmi in politica. Sperando di poter portare avanti il tanto lavoro messo in campo in questi cinque anni, insieme.
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