Assisi negli anni venti, un libro, alcune riflessioni, nel 1926

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Assisi negli anni venti: un libro, alcune riflessioni, nel 1926 

da Maurizio Terzetti
È già una gran cosa che, in una città in cui contano certi ayatollah nel contemporaneo, Assisi ti trovi a riflettere sulla sua storia ripudiata, quella novecentesca. Il libro dell’Editrice Minerva “Assisi 1926. La nova civitas ai tempi del Podestà Arnaldo Fortini” va, con merito, in questa direzione. Il volume è un aggiornamento, in forma di “summa”, di molte ricerche sparse che hanno riguardato, nel tempo, i decenni – tra fine Ottocento e inizi Novecento – della rinascita di Assisi.

Questa ampia cornice serve a situare la figura di Fortini in maniera molto equilibrata sullo scenario politico, amministrativo e culturale nel quale egli ha operato. La chiave di lettura è quella della trasformazione urbanistica di Assisi, ma altre tessere del mosaico degli anni Venti – riguardanti la mentalità di Assisi, le sue feste e i suoi riti – trovano spazio nel libro in maniera convincente.

Alcune cose, però, non mi convincono:

1) l’esigenza di sottrarre Fortini a nostalgie varie ha fatto dimenticare che egli, insieme alle abilità amministrative, ai pregi culturali e alle qualità di storico, è stato essenzialmente uno scrittore, il primo narratore della mentalità di Assisi attraverso le scene in costume medievale e francescano che troviamo nelle sue opere;

2) il desiderio di illustrare e documentare il materiale rifacimento di Assisi ha fatto scendere in secondo piano l’operazione immateriale, che Fortini ha ampiamente promosso, da scrittore della sua gente, di far vivere Assisi sotto simboli antichi da investire come risorse future: il libro sembra indicarcelo là dove scrive delle cerimonie civili e religiose, ma poi, su questa linea, non si spinge più in profondità nella vita quotidiana di Assisi degli anni Venti;

3) la città degli anni Venti, appunto, è stata molto più articolata e anche contraddittoria dei pur fondamentali cliché delle cerimonie civili e religiose: accanto all’imponente apparato simbolico che Fortini andava costruendo c’erano pur sempre, amate fino in fondo dal Podestà, occasioni di incontro e di svago, dai due locali cinematografici del Cinema delle Rose e del Cinema varietà Properzio, al Teatro Metastasio, alle feste di carnevale nei circoli e nei dopolavoro, alle feste rionali, alle filodrammatiche, agli incontri di carattere sportivo. C’era il Monte Subasio con la prima Fiat 501 che saliva al Mortaro, c’era la perdurante penuria di acqua anche se i numeri del turismo, incrementato dalla politica di Fortini, davano esiti da capogiro.

Bene, insomma, il libro “Assisi 1926”, ma Fortini scrittore, i simboli antichi come marketing del futuro e la vita quotidiana della città negli anni Venti sono materiali e ambiti di ricerca sufficienti per un’altra narrazione e, forse, per un altro libro.

1 Commento

  1. Mi sono sempre chiesto se la giuria che ha premiato Dario Fo e Bob Dylan Nobel per la letteratura
    conoscesse le opere e gli scritti di Arnaldo Fortini. E’ evidente che no altrimenti potrei pensare che c’è della malafede e questo sarebbe inammissibile. Fortini, un grande, che meriterebbe di sedere al fianco dei maggiori poeti, scrittori e saggisti del Novecento. Purtroppo, da noi, l’associazione che porta il suo nome sino ad oggi si è distinta per organizzare cene e scampagnate. Ma torniamo al libro “Assisi 1926” non l’ho ancora letto, ma mi fido pienamente del giudizio di Maurizio Terzetti che in più occasioni ha dimostrato di avere competenza ed equilibrio. Sarà uno stimolo in più per leggerlo.

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