La città di Assisi è piena di un silenzio inenarrabile…
di Maurizio Terzetti
La città è piena di un silenzio inenarrabile. Come sempre, in questa stagione? Forse. La qualità è la stessa: il pregio della quiete. A fare la differenza è la quantità: pesa la bellezza che non si riesce a condividere. Il tempo del mercante sembra essere stato assorbito dal tempo delle faccende agricole: non si vende, non si compra, si fanno i lavori nei campi e, quando fa notte, si rientra a casa.
La città è piena di un silenzio inenarrabile. Come sempre, in questa stagione? Forse. La qualità è la stessa: il pregio della quiete. A fare la differenza è la quantità: pesa la bellezza che non si riesce a condividere. Il tempo del mercante sembra essere stato assorbito dal tempo delle faccende agricole: non si vende, non si compra, si fanno i lavori nei campi e, quando fa notte, si rientra a casa.
-
Solo che il contadino ha seminato, l’operaio ha lavorato, il mercante no.
Per questo, il peso assisano del silenzio, dolce da sopportare in questo periodo dell’anno, adesso è diventato un fardello, una croce.
Il tempo della chiesa, che di croci se ne intende, non è stato assorbito che da se stesso: ha avuto voglia di grande clamore e quel fragore di fede sparso ovunque in città è diventato, lentamente, un altro pesantissimo silenzio – di pentimento? – che, forse, si sconta nei conventi.
-
Così, però, stasera, il silenzio che c’è in città non si riesce a raccontare.
Ci sono solo luci accese nei monasteri, fiaccolate di una composta protesta e insegne di negozi spente, vetrine fioche, oggetti belli e beffardi nella penombra degli espositori.
Appena, però, la notte sarà scesa del tutto, almeno allora
la tara di questo silenzio surreale del tramonto lascerà il posto al peso netto della bellezza della città. Custodita gelosamente dal buio, rinnovata dal fondo della notte, potrà essere più entusiasmante tornare a condividerla e a metterla in vetrina.
(Foto: Monastero di Santa Chiara dalla Circonvallazione)
Commenta per primo