Scelta sciopero stabilimento Colussi, Petrignano, azienda, incomprensibile

Scelta sciopero stabilimento Colussi, Petrignano, azienda, incomprensibile

Colussi, incomprensibile  A fronte delle notizie e delle dichiarazioni apparse in questi giorni sulla stampa e riguardanti le agitazioni sindacali proclamati allo stabilimento della Colussi di Petrignano riteniamo utile offrire un quadro complessivo per far meglio comprendere la situazione e le ragioni del Gruppo.

In particolare, è utile ricordare che lo stabilimento di Petrignano, dopo tre anni di contratto di solidarietà  conclusosi tra fine 2017 e inizio 2018 con un doloroso ma inevitabile licenziamento collettivo di parte dei lavoratori – è stato caratterizzato da un 2018 che nella seconda metà dell’anno ha visto incrementare i volumi produttivi e quindi i turni per i lavoratori della Colussi di Petrignano.

Il percorso sopra ricordato è il frutto di un importante confronto sindacale che – se pur aspro in alcuni momenti – è stato sancito da un accordo collettivo con le organizzazioni sindacali alimentari di Cgil, Cisl e Uil  ottenendo il prezioso risultato di dimezzare il numero degli esuberi grazie all’impegno di tutte le parti e condividere le condizioni organizzative necessarie per avviare un considerevole piano di investimenti da parte del Gruppo sul Sito di Petrignano.

Il confronto sindacale è ulteriormente proseguito con il contratto integrativo di Gruppo, siglato nel maggio 2018 e approvato dal complesso dei lavoratori del Gruppo Colussi, anche se osteggiato da una parte dello stabilimento di Petrignano.

Il Gruppo Colussi e i sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno quindi applicato l’accordo ed hanno sottoscritto lo scorso luglio gli accordi di Sito per la definizione dei parametri gestionali e del parametro di sito sulla presenza negli stabilimenti di Tavernelle Val di Pesa e Fossano finalizzati al pagamento dei premi di produzione.

Nello stabilimento di Petrignano, sempre a luglio, due giorni prima della data fissata per la sottoscrizione dell’accordo di secondo livello le dimissioni della RSU hanno determinato l’assenza della controparte sindacale, rendendo di fatto impossibile il confronto e la stipula dell’accordo. L’azienda di tale scelta è potuta solo essere spettatrice.

E’ quindi riduttivo sostenere che l’Azienda si rifiuta di pagare un premio di produzione quando non solo non è stato firmato l’accordo di stabilimento per Petrignano ma neanche sono stati fissati i parametri, contrariamente a quanto implementato per tutte le altre realtà produttive del gruppo.

È noto, infatti, alle organizzazioni sindacali presenti agli incontri de 17/12 e precedenti e ai lavoratori che hanno avuto modo di leggere i comunicati aziendali del 18/12 (antecedente all’Assemblea dei lavoratori del 19/12) e del 20/12, che l’azienda ha sempre mantenuto aperto il tavolo del confronto nel tentativo di trovare una composizione degli interessi nell’ambito delle regole che le Parti si sono date con l’Accordo di Gruppo e nel rispetto quindi di tutti i lavoratori del Gruppo Colussi.

Le stesse critiche sulle turnazioni appaiono pretestuose o denotano una scarsa conoscenza della realtà che vivono le industrie alimentari che soggiacciono ad un mercato caratterizzato da una forte competitività, da una shelf life del prodotto ridotta che rende insostenibile la formazione di stock di prodotto importanti e che quindi richiede la produzione nel momento in cui il mercato richiede maggiore prodotto come avviene in occasione delle promozioni da parte della grande distribuzione.

L’attenzione del Gruppo a queste dinamiche e il tentativo di alleviare almeno in parte le ricadute nei confronti dei lavoratori ha portato l’azienda a fare una proposta organizzativa già lo scorso 17/12, su cui, ad avviso dell’azienda, sarebbe opportuno un confronto costruttivo ed iniziare l’applicazione per un periodo di sperimentazione.

A fronte di questa ricostruzione, appare assolutamente indecifrabile – almeno nell’alveo di un corretto clima di relazioni industriali –  il comportamento delle organizzazioni sindacali di Petrignano che hanno proclamato le iniziative di sciopero e le agitazioni sindacali con un tavolo del confronto aperto.

Appare ulteriormente inspiegabile – almeno per il normale andamento di una trattativa sindacale – che a fronte della richiesta dell’azienda dello scorso 20/12 di ricevere una data per attivare un confronto anche con la presenza delle Segreterie Nazionali, ai sensi delle regole condivise nell’Accordo di Gruppo,  al momento non si sia ritenuto utile fornirla e contestualmente sospendere le agitazioni sindacali.

Agitazioni sindacali esclusivamente finalizzate a mettere in difficoltà l’Azienda appaiono davvero incomprensibili considerando lo sforzo messo in atto dal Gruppo per rilanciare lo stabilimento di Petrignano che nel biennio 2018/2019 è destinatario di circa 15 milioni di investimenti che saranno utilizzati per nuove modalità di stoccaggio delle materie prime nonché per nuove linee produttive, ed evidentemente rimane invariata l’attenzione alla manutenzione programmata per le linee presenti la cui longevità dimostra l’attenzione manutentiva del Gruppo per le macchine stesse.

L’incremento dei volumi di produzione, conseguente alla sempre più ampia base di consumatori che conoscono e apprezzano i prodotti del Gruppo, dovrebbe essere salutato con soddisfazione da parte di tutti i soggetti interessati – a maggior ragione in un territorio come quello umbro che sta vivendo tante crisi industriali – e non essere messo a rischio da scioperi immotivati a fronte di un tavolo di confronto aperto.

Ufficio stampa

Publicis Consultants Italia

Alessandro Paoletti

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