📰 Rassegna stampa 📰 – Attività aperte, negozianti senza turisti “Così rischiamo di fallire”

Attività aperte, negozianti senza turisti “Così rischiamo di fallire”

Bernardini, studente da oscardi Flavia Pagliocchini
Quinta settimana di protesta per i commercianti di Assisi, alle prese ancora con il problema dei mancati ristori del governo per il periodo di chiusura arancione. E anche il ritorno nella zona gialla, coinciso in parte con il ponte dell’Immacolata, non ha portato i turisti previsti, tanto che nel centro storico della città serafica in pochissimi hanno alzato le saracinesche. Esempio plastico di questa crisi – nel 2019, c’erano state un milione e 300 mila presenze, nei primi 6 mesi del 2020 si registra invece un meno 75 per cento – è piazza San Francesco, per lunghi periodi vuota quando di solito, anche nella bassa stagione, era frequentata da pellegrini e turisti.

Se a questo si unisce la considerazione che il turismo ad Assisi riparte dopo Natale, quando però la circolazione tra Regioni è bloccata, facile intuire che probabilmente molti commercianti, soprattutto quelli in affitto, non ripartiranno prima di Pasqua. Intanto, giovedì sera, a favore di telecamera (quella di Dritto e Rovescio, trasmissione di Rete 4) i commercianti hanno di nuovo chiesto attenzione e ristori. Come spiegano molti titolari di attività turistiche, il problema non è solo il “disagio economico, ma anche la perdita di dignità: non possiamo lavorare, provvedere alle nostre fami- glie, e nessuno ci aiuta. Molti di noi vanno avanti solo perché l’attività è di famiglia, ma chi è in affitto rischia di fallire”.

Nel centro storico, secondo le stime di Confcommercio, ci sono circa 200 negozi e attività legati al turismo e in tutto il Comune ci sono oltre 300 tra bar e ristoranti e pizzerie e attività alimentari varie, di cui 100 solo nel centro storico: realtà che lavorano col freno a mano tirato o che appunto, scelgono di rimanere chiuse.

Secondo le stime della prima cittadina, Stefania Proietti, “almeno duemila persone rischiano di restare senza lavoro. Anche per questo – ricorda – il consiglio comunale ha approvato una mozione con cui si chiede al sindaco e alla giunta di adoperarsi e farsi portavoce presso presidenza del Consiglio, ministeri, parlamentari umbri e Regione affinché venga inserito nella legge di bilancio un capitolo di spesa riguardante le Città Santuario, quei comuni di piccole e medie dimensioni che, con i loro luoghi di culto e di devozione, meta del pellegrinaggio internazionale, danno prestigio e rilevanza all’intera nazione italiana”.

I capigruppo che hanno firmato la mozione (Giuseppe Cardinali, Federico Masciolini e Fabrizio Leggio) hanno chiesto che vengano coinvolte le amministrazioni pubbliche dei comuni che ospitano santuari per predisporre uno specifico contributo a fondo perduto.

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