Morto sulla pista ciclabile, per perito della Procura «errori del ciclista»
Non avrebbe rispettato i segnali di «stop, dare precedenza». Francesco Fiorucci, il ciclista morto in seguito a un incidente avvenuto lo scorso 27 ottobre 2022, attraversava via San Rufino D’Arce a 21 chilometri orari. È quanto scrive l’ingegner Michele Fiorentini, consulente tecnico della Procura di Perugia. La notizia viene riportata dal Messaggero Umbria di oggi in un articolo a firma di Enzo Beretta. Il 63enne si trovava in sella alla propria mountain-bike Cannondale quando si è schiantato contro la recinzione che delimita un cantiere sulla ciclabile Spoleto-Assisi.
«Probabilmente anche a causa di tale comportamento – è scritto sul Messaggero Umbria – il ciclista non si avvedeva che all’imbocco della ciclabile a valle della carreggiata era stata collocata impropriamente una recinzione di cantiere a maglia metallica posta trasversalmente all’asse della carreggiata e tale da ostruirne completamente la larghezza. La recinzione, oltre ad essere sprovvista di qualsivoglia elemento che la rendesse chiaramente visibile per il traffico veicolare della ciclabile, non era stata in alcun modo presegnalata con l’indispensabile cartellonistica temporanea di cantiere» e «il ciclista impattava dunque a piena velocità contro la barriera metallica, rovinando al suolo. A nulla valsero i soccorsi prontamente prestati al ciclista che riportava lesioni che lo conducevano alla morte».
L’esperto incaricato nei giorni scorsi ha depositato la consulenza di 272 pagine. La ricostruzione dell’incidente – scrive il quotidiano – è stata resa possibile anche grazie al dispositivo elettronico Polar V650 installato sul manubrio della bici, utile a rilevare la velocità tramite sistema Gps connesso con l’iPhone.
Fiorucci – è scritto – ha commesso una «chiara violazione» dell’articolo del Codice della strada riguardante la «precedenza». Non fermandosi allo «stop» – spiega il consulente – ha posto «in essere un attraversamento di fatto pericoloso che richiese probabilmente una contestuale valutazione della presenza di veicoli provenienti da destra e sinistra cui concedere precedenza»: «Ciò distrasse l’attenzione del ciclista dalla strada davanti a sé, facendogli mancare la percezione del pericolo costituito dalla recinzione posta trasversalmente alla pista ciclabile che si accingeva a imboccare».
La Procura di Perugia che in seguito al decesso del 63enne ha indagato quattro persone: si tratta di tre rappresentanti legali della ditta che stava eseguendo gli interventi e del responsabile dei lavori.
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