
Dalla cattedrale di San Rufino l’ultimo saluto a Francesco Benincampi
Da Suor Maria Rosaria Sorce
Si è spento sereno e abbandonato alla misericordia del Padre celeste, nonostante la dolorosa malattia degli ultimi tempi, all’età di 77 anni Francesco Benincampi nell’abitazione paterna in Viale Giovanni XXIII in Assisi dove ha vissuto sempre. Mercoledì 7 febbraio alle 15.30 numerosi presenti anche il sindaco di Assisi Stefania Proietti alla Santa Messa esequiale presieduta dal parroco don Cesare Provenzinella cattedrale di San Rufino e concelebrata dai sacerdoti che sono passati da San Rufino e lo hanno conosciuto.
Forse a dirla così sembra si parli di uno qualunque, sconosciuto ai più, mai letto sulle pagine della stampa o i siti e i social di Assisi. Si tratta, invece, “di un maestro di vita nella capacità di lasciarsi prendere per mano da chi lo guidava, di saper chiedere perdono, di stare nel silenzio a tu per tu con Dio, a suo servizio senza ambizione ed arroganza, di andare a fondo nella sua fede, in ricerca e chiedendosi chi fosse il suo Dio, domande che forse noi non ci poniamo più perché ci sentiamo adulti, già sapienti, mentre Francesco ci suggerisce la semplicità della vita, qui si sentiva a casa”.
Così all’omelia don Cesare ha ricordato Francesco, amato e conosciuto come “Chicco Bello”, il nome con il quale a lui piaceva essere chiamato, con il quale firmava i suoi pensieri, letterine e poesie; glielo avevano conferito le Suore Francescane Immacolatine che insieme a don Cesare condividevano con lui assiduamente la giornata di lavoro e di preghiera in cattedrale. Un nome icona della sua persona che ha lasciato un ricordo indelebile.
“Chicco”: immagine della sua piccolezza e semplicità come quella dei prediletti da Dio che come un chicco di grano germogliano e portano frutti di vita eterna nascosti nell’humus fertile di una vita ordinaria, ma ricca di senso. Così è stata la sua presenza, il suo servizio umile, docile, accogliente, attento e premuroso in cattedrale, un dono, una festa per tutta la comunità e per i pellegrini, senza pretesa di ricompensa, senza aspettarsi nulla in cambio.
“Bello”: ci ha ricordato la vera bellezza, quella interiore con ogni sua parola e gesto, con la gioia, l’entusiasmo, lo stupore e talvolta anche la provocazione di un bambino; quella bellezza custodita nei piccoli ai quali il Signore si è degnato di rivelare i misteri del Regno di Dio nascosti ai grandi e ai sapienti; quella bellezza intrisa di essenzialità “invisibile agli occhi e che non si vede bene che con il cuore”. Tutta qui la vita di Francesco Benincampi nato il 4 ottobre ad Assisi che amava più di ogni altra cosa al mondo e serviva nella sua cattedrale.
A lui il saluto più caro, l’affetto, la memoria, una lacrima che si perde in un mare di gratitudine da parte di tutti noi che abbiamo camminato con lui quaggiù, perché con la genuinità della sua amicizia e del suo modo di relazionarsi schietto e immediato ci ha profumati del “buon odore di Cristo” di cui parla San Paolo: la misericordia che rende primi gli ultimi e fa nuove tutte le cose.
La sua forza nella debolezza di aprirsi senza paure ogni giorno alla novità sia a fondamento della nostra vita pastorale, sia lo spirito evangelico dell’accoglienza di cui questa città vuole rivestirsi, sia lo stile del nostro vivere la Carità di Cristo che rende i poveri in spirito protagonisti della storia, senza protagonismo personale, perché di essi è il Regno dei Cieli. È la nostra speranza! Tra gli stralci delle sue poesie: “la vita è dura, una tira l’altra, una vita non è così facile. Ma quale sarebbe la vita? Ma ancora una volta: “la mia vita non è facile, si racconta come uno andasse a predicare in tutto il mondo, questa vita non ha speranza. Questo lo dici tu: ma Dio mi dà speranza. Dove c’è speranza, c’è Dio; dove c’è amore, c’è speranza di Dio”. (Chicco Bello)
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