
Le Fonti di Santo Raggio o di Santureggio ad Assisi, da riutilizzare
Da Lucio Pallaracci ASSISI – Tutti gli Assisani non più giovanissimi ricordano le lunghe file per andare a prendere quest’acqua dalle decantate proprietà miracolose: stiamo parlando delle Fonti di Santureggio , cosi chiamate nel gergo popolare. Il nome sembra che derivi dall’ appellativo originale romano “Sanctus et Regius Fons” con cui era chiamato questo luogo : secondo alcuni studiosi si trattava di un Ninfeo Romano, ovvero di una fontana monumentale privata affacciata in un giardino e adiacente ad una villa . Le proprietà curative di questa sorgente , già famose nell’antichità , continuarono ad essere utilizzate anche nel Medioevo , (periodo a cui risaliva la piccola fontana rimossa negli anni 70’ per eseguire gli scavi archeologici) quando il nome del luogo fu anche avvicinato all’erba della Santoreggia che cresce cospicua in questa zona .
Nel 1700 si tornò a parlare nuovamente delle sue virtù in alcuni testi sottolineando anche l’abbandono, per incuria dei cittadini, in cui era lasciata la zona da lunghissimo tempo . Nel 1737 ,Niccolò Antonio Cattani medico condotto in Bevagna, esegui un breve studio di quest’acqua che sgorga dal colle di Assisi .
In esso la descriveva come : ” limpidissima, cristallina, rassomigliante nella binchezza ad un liquido argento, ed al tatto non affatto magra, ma un pò untuosa e la State fredda e l’Inverno calda” e continua “leggera sommamente, eminentemente diuretica, solvente dei sali acidi annidanti nelle prime vie e nel sangue. Efficacissima ha spingere fuori i calcoli dalli reni e dalla vescica urinaria…. E insomma a tutte le malattie cagionate dalle ostruzioni o dagli umori grossolani “.
Altre citazioni si ritrovano nel 1910 nel libro di Alfonso Brizi “ Tracce Umbro Romane di Assisi” – Tipografia Metastasio Assisi – dove si segnala la presenza dei resti di una vasca e di un antico acquedotto . Negli anni 30’ furono fatti degli studi approfonditi sulle capacità terapeutiche e sulle caratteristiche di questa sorgente analizzando e riportando anche numerosi casi di pazienti condotti a guarigione. Arriviamo ai tempi più recenti con i lavori di scavo e recupero compiuti negli anni 70’/80’ quando vennero messi alla luce numerosi resti romani e quando fu tentata l’avventura dell’ imbottigliamento durata solo pochi anni. Da allora nulla è stato più fatto per continuare le ricerche e rendere fruibile la zona indipendentemente dall’apertura della struttura privata adiacente che , per informazione , sta per tornare ad essere posta in vendita.
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In conclusione : si tratta di un bene di proprietà demaniale storicamente e socialmente molto importante circondato probabilmente anche da altri reperti archeologici ancora da scoprire. Forse un bel pensiero su un suo eventuale riutilizzo culturale e turistico si può fare .
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