
Assisi flash, il vecchio o solo il nuovo? Dopo gli anni del’68
da Lorenzo Capezzali
ASSISI – Costruire il nuovo ad Assisi ma attraverso quale via?.Non è l’imperativo categorico della filosofia di Kant ma una normale formulazione del prodotto assisano in versione futura nei propri compiti relazionali tra amministratori ed amministrati.Economia, demografia, turismo, attrattività culturale e sportiva, occupazione industriale o artigianale classica o cosa altrimenti per collocare la città del domani nel cerchio delle geografie nazionali che contano? Per noi provenienti dagli anni del ’68 e quindi dall’era del boom economico post bellico rimane problematico entrare nell’epidermide di un centro mutato come quello di oggi sotto il profilo sociale , demografico con una economia camaleontica per i colpi inferti dai danni indiretti del sisma dove solo il turismo-mantra terrebbe forte.Ma altri tipi di lavoro ce ne sarebbero in città o hinterland?.
Il punto.
Le politiche nuove sul commercio battono il tempo (diminuzione della vivibilità), azzeramento dell’offerta di prodotti classici per uso quotidiano (solo souvenir), affitti molti cari dei locali vendita ( si paga anche il nome del logo di Assisi nel prezzo valutativo iniziale), botteghe d’identità assisana non ce ne sono piu’ (rame, ferro, calzolai, ceramisti, articoli d’abbellimento, stagnini, bottai, elettricisti, pittori manutentivi, friscolai, prodotti elettrodomestici e discografici, ferramenta, sarti e sarte, macellai specializzati, filo e ditali).
E poi quel settore degli artigiani orafi e degli orologiai da polso o pendolia cucu’, mestieri umili ma civilmente utili scomparsi come i bar con juke box, piano bar, tavoli conviviali per trascorrere ore di amicizia cittadina ed incontri eleganti con nomi d’illustre fenomeno della musicale, teatro e mass media.
Anche il cinema Properzio, vero faro cinematografico ha smesso di funzionare, come una parte di tempo del Metastasio o del teatrino di Santa Maria delle Rose presso piazza San Rufino dove si esibivano attori come Franco Balducci e Peppe dei Cappuccini e molte altre estrose figure del decoro vocazionale e di prosa. Il Gruppo A ’66 di Via San Paolo è rimasto nell’album dei ricordi come primo circolo culturale dei giovani di allora la cui presenza principale era l’intrattenimento estroso e pungente di attori dal racconto ironico e sotto metafora dietro una intelligente comparsa scenica e curiosa di clima e colori.
Riflessioni a posteriori che non hanno nulla a che vedere con l’assegnazione di meriti o demeriti verso nessuno. Solo comparazione attuale di costume e temi cittadini di una delle città piu’ ricche di storia, arte, monumenti e spiritualità dell’Umbria per guardare lontano!
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